mercoledì 25 dicembre 2013

POVERI SANTI

Oggi abbiamo fatto un giro per il centro, e nei vari supermercati c'erano uomini STRAZIATI,  si vedeva che ne avevano veramente pieni i maroni di ste donne che li trascinavano da un negozio all'altro a comprare i “regali di Natale”.
Che con tutto il bene del mondo potevano andare a comprare da sole!!
Poi c'è il secondo caso, più sfortunato, è quello che si trascina dietro anche i ragazzi, con il ragazzo che tira sassi ai vetri e la ragazza che inciampa perché è troppo impegnata a guardarsi allo specchio.
Infine ma non meno importanti i mariti che preferirebbero essere sotto tortura o imprigionati in una casa in campagna nel Vietnam, quelli che si portano dietro i tre bimbi piccoli. Quello di cinque anni alla mano, quello di tre in braccio e quello di due mesi nella carrozzina: La solita frase: “Cara puoi tenere la carrozzina?!” e la solita risposta “Potrei se non avessi tre borse in mano, in fondo ho preso il regalo per tua mamma, a cui tu non hai pensato!” e con questa frase solitamente arriva l'amica, per caso, con cui si mette a parlare per tre o quattro ore.
Per questo siamo tornati al bunker e abbiamo messo su una associazione per soli uomini tristi: “Parlane con me” dove ogni anno ospitiamo più di un milione e cinquecento uomini affranti dalle spese natalizie.

domenica 22 dicembre 2013

IL PORTA SANGUE


La grande leggenda di Natale Natale...si...anzi...no...esso non esiste. Non dico che non esiste una persona che la notte di natale non entri in casa tua, ma di sicuro non a portare dolci e regali. Quella notte il piccolo Theodor si era coricato nel suo lettuccio caldo, pronto ad aspettare il regalo che desiderava tanto. Ma era in ansia e non riusciva a dormire. Giochi di ombre si innalzarono sul muro. Muovendosi corsero fin sull'armadio, qualcuno stava strisciano piano, a terra. Una creatura verde si arrampicava sul letto. Poi eccolo infilarsi sotto le coperte e mentre Theodor preso dal panico cercava di scacciarlo, un lurido uomo truccato di nero, con in mano una macchinina lo fissò negli occhi.












mercoledì 18 dicembre 2013

L'uomo

...E quella notte non era bella. Charlie aveva appena finito di giocare a poker con gli amici, aveva perso. Per sua fortuna o sfortuna, solo duecento sterline. Rientrò a casa, viveva in centro. Quella Notte nevicava. Salì a grandi passi le scale e raggiunse il suo piccolo appartamento. Lo accolse il cane. Festoso, troppo svegliò il vecchio al piano di sotto, che si mise a sbattere con la scopa sul proprio soffitto, rovinando l'intonaco rosso. Quella notte era come le altre:buia. Le candele erano spente. Charlie si mise alla scrivania e cominciò a ritagliare i tagliandini per gli sconti al supermercato. Ora doveva pensare molto al risparmio. Passi. Rumore stridulo. Un tonfo. Buttando un occhio alla finestra, un corpo di un uomo, nudo, cadde al suolo. Sbarrò gli occhi e fissò il vetro appannato. Si affacciò alla finestra ed era proprio un corpo umano. Ma colui o colei non aveva volto, ne le braccia, ma solo cavi di acciaio al posto delle gambe. Quella notte era maledetta. Ecco ancora rumori. Il cane abbaiare e un uomo tossire. Catene. Una porta aprirsi e i muri delle stanze si inumidivano. Lingue rosse comparivano dal pavimento. Siringhe e teste apparirono. Quella notte era la notte del demonio. Vermi e sangue colavano dalle pareti. Ed ecco entrare dal camino qualcuno, una bestia con un lungo mantello nero e una camicia bianca macchiata di oro, oro fuso, rovente. Tirò fuori un coltello e cominciò a distruggere la faccia di Charlie. Mentre lui rideva, l'uomo scuro lo squarciava. Il cranio era staccato, a terra e spolpato. Con un sorriso maligno l'uomo imbarosolato di sangue alzò il viso. Quella notte era la notte della morte.

domenica 15 dicembre 2013

TATOO


Pietro si era appena disegnato sul braccio un enorme scorpione nero, con una penna indelebile. Io e Enri un tatuaggio maori. Allora ci venne un idea... Aprire un negozio di tatuaggi. Ci dirigemmo dal muratore che abitava vicino a noi, con l'intento di chiedere se ci facesse dei muri trasportabili. Si mise le mani tra i capelli e cominciò a piangere. Allora noi tutti felici tornammo al bunker, tanto sapevamo che le mani nei capelli significavano che sarebbe stato un casino farlo, ma l'avrebbe fatto comunque. Comprammo dell'ennè. Matti andò in cartoleria a comprare dei fogli da volantini, mentre altri si esercitavano nel disegnare tatuaggi. Quel genio del muratore finì i muri entro le dieci di sera, e allora cominciammo a montarli, un po' come si fa coi lego. Appendemmo alle leggere pareti degli esempi di tatuaggi e delle immagini stile dark. Ma per colpa del demonio, la mattina dopo ci trovammo una fila di novecento bambini dai due ai dieci anni. Non potevamo mica metterci a fare tatuaggi ai bambini...! Eccome se potevamo invece. Facemmo pagare poco il primo tatuaggio e poi sempre a crescere, finchè l'ultimo ragazzino non arrivò a darci tre milioni di lire. Purtroppo però tutto finì presto. Si vede che qualche bambino aveva spifferato qualcosa, aveva mostrato il tatuaggio, o come il caso dell'ultimo bambino era tornato a casa senza soldi. E quanti soldi! Così arrivarono i piedi piatti. Matti prese il fucile e sparò contro la porta del capanno che non intendeva aprirsi. Dentro ecco le nostre vecchie Vespe da corsa. Partimmo come dei forsennati fino ad arrivare giù al fiume. Eravamo del tutto fottuti. Ma Richi disse una grande cosa “Signori, abbiamo fatto qualcosa che non dovevamo fare, arrendiamoci alla giustizia, non rischiamo una broncopolmonite a buttarci nel fiume a dicembre!” Annuimmo, con lo sguardo basso. Poi ecco i poliziotti arrivare e l'urlo di guerra di Francobollo “Tutti nel fiume!!!” E così facemmo. Nuotammo, o meglio venimmo trasportati per un tempo indefinito ma soprattutto infinito. Quando osservammo un cartello in cinque lingue: Oceano Atlantico.

sabato 14 dicembre 2013

Guerra nella neve

Quel giorno era bellissimo.
Anzi no. Quel giorno era schifoso, brutto triste e depressivo. Era un giorno del cavolo. Purtroppo pioveva... forse non purtroppo... Nel bunker stavamo guardando la TV. Era un talent show abbastanza cretino. Quando verso la fine ecco arrivare i Pirati Carini. Erano tutti con delle mini moto nuove, già sporcate dal fango. Armati di lance di legno e bombe di sabbia non fecero complimenti ed entrarono. Ci colsero di sorpresa, e noi ci facemmo fregare. Ci distrussero il bunker. Rubarono alcuni risparmi e il nostro simbolo, nonché Laovalesporca, la palla leggendaria che Aro non era riuscito a difendere, ma aveva combattuto con onore. Eravamo abbattuti, distrutti. Fuori la pioggia si trasformò in neve, e dopo poco tutto era bianco. “Arruoliamo tutti e facciamo capire loro una volta per sempre che devono temerci” Annunciò Frenci. “Prendiamo anche altra gente, loro son tanti” aggiunse Matti. Così andammo all'asilo, i bambini stavano uscendo, erano pestiferi e cattivi e a noi servivano. Li caricammo su un autobus da noi decorato con simboli di pace, fiori e forme psichedeliche. Era un gran freddo e i piccoli si lamentavano, ma come potevamo coprire centodieci bambini... così decidemmo di non coprirli. Li fornimmo di tutto. Fionde, elmi, bastoni, bombe di sabbia e bombe di acqua, cerbottane, scudi fatti con corteccia di alberi, ma soprattutto di bellissimi pantaloni a zampa di elefante. Facemmo togliere loro le maglie e indossare fasce in testa. Eravamo pronti. Caricammo l'autobus e altri tre furgoni scoperti che avevamo pagato un occhio della testa alla fiera della seconda guerra mondiale. Partimmo verso il PiroBunker. Mentre quelle trenta teste di rapa erano a giocare nella neve, noi centodiciotto soldati cattivi e arrabbiati, insieme ad altri quaranta animali tra cui tori e cinghiali ci catapultammo contro di loro. Purtroppo avevano posizionato delle torrette di avvistamento e ci buttavano addosso vernice e ghiaia. Alcuni cinni presero secchi d'acqua fredda e la buttarono sulla neve. Ecco il giaccio. Alla fine Noi vincemmo. Nei due metri e mezzo di neve avevamo perso novanta quattro cinni, gli altri erano stati fatti prigionieri. Ma non ci importava, noi avevamo ripreso soldi, Laovalesporca. I bambini erano astuti e avrebbero cominciato a scavare il giorno dopo.

lunedì 2 dicembre 2013

INSENSATI PENSIERI


Da tempo circolano notizie sugli alieni, ci sono stati avvistamenti in tutto il mondo e noi li dovevamo cacciare.
Il piano era semplice ed efficace.
Costruzione di una macchina volante velocissima.
La costruimmo assemblando carretti in legno e rotelle prese ovunque. Giraffe conigli e martelli.
Bevemmo della robaccia ultra alcolica e stiamo ancora male.
Bottiglie rotte sotto ai piedi , mangiammo CD di Madonna.
Rompemmo pezzi meccanici e cuori.
Frecce per soffrire un altro giorno, un giorno di troppo per avere qualcuno da uccidere.
Diavolo in inferno e Dio in paradiso si scambiarono, mentre pioggia corrosiva ci divorava le teste spaccate in due.
Palloni ovali cadevano dentro di noi e ci restavano.
Mentre tatuatori pagati una follia ci scrivevano frasi di guerra sui nostri volti di cadaveri e insanguinati.
E qualche fottutissimo bastardo guardava da un mirino solo per uccidere angeli già morti.
Libri e storie bruciate, troppi morti e troppi colpevoli.
Il contrario non esisteva perché tutto era giusto e sbagliato allo stesso modo.
Fragole rosse e ciliegie componevano il piatto che avremmo servito per quel magico mort'anniversario.

venerdì 22 novembre 2013

GILLES

Oggi c'è il gran premio di Spagna, ci siamo ritrovati tutti al bunker, tra torte, cioccolato, hamburger patatine e frappè. Come da dovere, oggi noi vediamo solo una cosa, la Ferrari. Via ad un gran premio emozionante, il telecronista diceva “Partiti, comincia il gran premio di Spagna, Villeneuve parte benissimo” Al primo giro. Al quindicesimo...
“E villeneuve conduce la gara in prima posizione, ma attaccati al suo scarico si trovano Laffite e Reutemann, un po più staccati, gli altri pretendenti”.
Al trentesimo “Villeneuve è primo, solo grazie alla sua concretezza e alla velocità superiore di una Ferrari meravigliosa in rettilineo”
al sessantacinquesimo... “Un solo dannatissimo giro, Signore salvami se sto esplodendo, voglio non credere che sia possibile, mi rifiuto, una Ferrari contestata, un Villeneuve amato e odiato, ma che ti fa sempre restare in tensione, fino all'ultimo giro porco diavolo, ed è lui il campione è lui che trionfa in Spagna!!!”
E noi in piedi, con gli occhi incollati alla tv.... poi eccolo tagliare il traguardo, uno scatto da felini, tra le urla, gli abbracci e i sogni di un mondiale... Villeneuve.
Il cibo era ancora lì, non l'avevamo toccato.

martedì 12 novembre 2013

OSSA ROTTE


L’aereo era bello, ma dovevamo riuscire a volare, a volare senza alcun tipo di motore. Leonardo l’aveva già inventato, ma noi volevamo volare sugli uccelli. Da giorni nei giornali si parlava di questa strana specie di volatili simili a draghi, si trovavano sulla costa del Mavarestend, uno stato a nord della Pianchinet che a sua volta si trova a est dei Piopilui. La cosa ci stuzzicava molto. Comprammo dei Chopper tutti colorati, caricammo su reti, fucili, un po’ di gorgonzola e Pietro anche la tinta bionda. Viaggiammo per migliaia di chilometri su strade sperdute in Danimarca. Dopo ben tre mesi di viaggio intenso, ci trovammo nel posto che volevamo, Mavarestend. Un insieme di colore accesi e diversi di piante e di animali. Ci avventurammo all’interno della foresta, senza timore di nulla. Ci piazzammo in una vallata. Piantammo le tende e accendemmo un fuoco. Anzi non è vero, noi non lo accendemmo, al contrario di ciò che dicono in tutti i libri. Quel giorno era davvero caldissimo. Un deficiente avrebbe acceso un fuoco. Stabilimmo chi faceva  i turni di guardia. I fucili erano carichi e sistemammo anche i richiami. Matti e Francobollo rimasero alle tende, io e Frenci a cercare gli animali e Simo con tutti gli altri a cercare l’acqua che avevamo dimenticato a casa. Camminammo chilometri e finalmente … ecco i famosi Zitorex, uccellacci altissimi e con un lungo collo, ali bellissime, tutte gialle e verdi. Prendemmo le corde e li legammo agli alberi, chiamammo tutti gli altri e ne immobilizzammo otto. Con  una fatica atroce, li trascinammo all’accampamento, cominciammo ad addestrarli, dopo due giorni,erano bravissimi, tanto che si inchinavano quando passavi. Con delle radici lunghe sei sette metri, costruimmo delle briglie. Il primo a volare fu Matti. Partì elocissimo, fece un giretto e tornò a terra. Partimmo tutti. Partimmo per quell’enorme cielo azzurro a sinistra, e scuro a destra. C’e l’ avevamo fatta. Purtroppo, nell’atterraggio … uno scontro forte tra il mio e quello di Francobollo, e tutti giù per terra, doloranti e con tante ossa rotte.

sabato 2 novembre 2013

SPAPPOLAMANTO DI BUDELLA FINTE

Parlando di cose insensate,schifezze brodo freddo e fagioli,carote lesse pollo ossa cartilagine cuore sangue sale pepe merda di maiale, capelli neri e biondi parrucche occhiali vetri finestre e palazzi distrutti china pennini tappeti letti e cuscini motorini macchine da corsa pistole pallottole caschi rotelle cervella e cervelli nuvoloso cielo sole pioggia neve slitte cani erba denti teste trucchi istruzioni nasi disegni alberi cespugli palloni reti pali ovali e ovale racchette e cento duecento e trecento. Alla fine del conto delle cose che avevamo gia fatto pensammo che era troppo presto per fermarci, così continuammo a contare tutto finchè non ci addormentammo sul piatto di noccioline che oguno aveva davanti a se. Il sole sugli occhi ci svegliò verso le sei. Insieme cucinammo dieci piatti tutti diversi e raffinatissimi. Raccogliemmo nel giardino dei fiori rosa e li mettemmo in una vaso, poi rompemmo il vaso. Ci dipingemmo le facce di rosso e bianco, poi ci mettemmo tanti, anzi tutti i bracciali che avevamo e comprammo dei ragni assassini. Ci tuffammo in una piscina di fango e qualche finta buddella si spappolò.


giovedì 24 ottobre 2013

PARLANDO COI CANI

Certo che quando la notte ti sdrai a guardare il cielo, ti accorgi che le stelle sono davvero tante. Per quello ti piace, ti senti un Dio. Ormai i nostri miti erano svaniti, non c'erano più e questo ci faceva cadere qualche lacrima dal viso, sporco di polvere e di carbone, che nelle sere di settembre usavamo per accendere il fuoco. Pure il giradischi si era rotto, non sapevamo più ascoltare. Quella notte stavamo giocando a carte. Ogni tanto qualcuno tossiva, ma non una, non una parola. Le avevamo finite. Non sapevamo più neanche parlare. L'ambiente era calmo e tranquillo, nel cortile si stava bene, i gufi accompagnavano i grilli, ma nessuno la luna. Pietro era appena tornato, era andato a comprare della tinta bionda, proprio come il suo colore naturale, ogni tanto la dava sui gatti che passavano e ogni tanto sulle sua sopracciglia. Richi cadde dalla seggiola, ma niente, neanche un sorriso o una risata. Continuavamo a giocare con i nostri re e le nostre regine, coloro che ormai per noi non c'erano più. Non ci importava più essere ricchi, ormai eravamo vuoti dentro. Ma son proprio quelle le notti in cui se senti abbaiare devi tacere ed ascoltare, e noi decidemmo di farlo. I cani della città ci parlavano , ci raccontavano la loro vita, noi capimmo che qualcuno canticchiava, qualcosa che forse c'era appartenuto. Ma non era un caso, non era un caso che in quella notte la luna diventò più grande e più bianca. Eravamo tornati ad ascoltare.

un omaggio

lunedì 21 ottobre 2013

Il nostro volo

Lo sapevamo che prima o poi si sarebbe spenta, si sarebbe spenta la Giamaica intera. Perché oggi, e ricordo solo questa data, undici maggio è successo ciò che ha occupato le prime pagine di tutti i giornali. Oggi è morto colui che pregava cantando e che ci aveva fatto ballare. Il funerale sarebbe avvenuto per il ventuno e noi il ventuno dovevamo essere in Giamaica. Il paese non sembrava scosso dall'avvenimento, ma noi avevamo un mito in meno e un qualcosa per cui non parlare tutto il giorno. Solo il giorno dopo cominciammo a parlare. Parlammo di come saremmo potuti arrivare in Giamaica. Tirammo fuori il nostro aereo dal capanno. Erano anni che non lo usavamo. Decidemmo di decorarlo. Cominciammo a dipingere un lato con i colori Giamaicani, che Matti aveva procurato. L'altro lato lo dedicammo a Bob e gli facemmo un grandissimo ritratto in bianco e nero. Attaccammo alla coda uno striscione con scritto in grande tutti i titoli delle sue canzoni e dei piagnoni. La decorazione finì il diciotto, caricammo i bagagli ed eravamo pronti a prendere il volo. Avrei guidato io. Purtroppo avevamo dimenticato che era un aereo a due posti. Fu un brutto momento. Allora lasciammo a casa tutti i bagagli e ci posizionammo nei sedili stretti come la vite nella tenaglia o come il toast nella piastra. Quella spedizione aveva senso come l'anatra che era allo stagno e andò a casa a bere. Accendemmo i motori, se c'erano ingranammo le marce e via partiti. Ci trovavamo già molto in alto dopo pochi secondi. La nostra scritta sventolava al vento e continuammo il viaggio per molte ore. Avevamo una gran fame e una gran sete ma non avevamo niente da mangiare, Francobollo sparò con la pistola,di cui nessuno sapeva l'esistenza ad un uccello, non so che razza, lo pulì con il coltellino e lo cucinò nel motore. Purtroppo il sapore della benzina c'aveva fatto venire una tale sete da pensare di buttarci in mare, ma le cose non si sarebbero sistemate. Erano le nove del mattino, i miei compagni si erano appena svegliati. Avevamo davanti a noi ancora due giorni di viaggio. Purtroppo però l'aereo si... ruppe. Ci schiantammo in mezzo alla campagna di non so quale paese.
Lo schianto fu tremendo ma noi non ci facemmo niente. Ora cosa potevamo fare. Probabilmente eravamo già negli Stati Uniti. Non ci restava che camminare. Camminammo alla ricerca di una città per cinque ore e finalmente la trovammo. C'erano degli esseri umani, ed era buon segno. Vedemmo un furgone fermo, la scritta sbiadita sul lato destro era Giamaica e ci venne una folle idea, legarci al furgone e farci trasportare fino là. Andammo a comprare o meglio barattare con quello che avevamo in tasca, delle slitte e delle corde. Legammo le slitte alle corde e le corde al furgone. Prendemmo da un campo della verdura e in rosticceria rubammo un pollo. Prendemmo dell'acqua in un pozzo e ci sedemmo sulle slitte, pronti a partire. Aspettammo un ora e il proprietario del furgone partì. Cominciammo mangiare e bere. Eravamo sporchi e un po' tagliati, ma noi andavamo avanti. Non so quanto dormimmo, ma ci ritrovammo in Giamaica il giorno dopo... credo. Era strano perché avevo calcolato che ci fosse l'acqua in mezzo. Ci alzammo dalle slitte ormai incandescenti e chiedemmo ad alcuni ragazzi che passavano, con il poco inglese che spiccicavamo dove si celebrava il funerale di Bob. Ci dissero di seguirli e così facemmo. Una folla di gente avvolgeva la sua bara, le urla e le sue canzoni cantate dal popolo. Seguimmo la folla per dei chilometri, stavamo cambiando come modo di vivere, tanto che ci togliemmo le scarpe. Ci piaceva come facevano i funerali lì. Dopo la sepoltura, la folla si distese e si sciolse, ora la città era come deserta. Comprammo tutti i dischi che i negozi vendevano, i cappelli locali, ci facemmo i capelli rasta e cercammo di abbronzarci il più possibile. Per la sera ci mettemmo a dormire in una vecchia casa abbandonata in cima alla collina, e mentre mi stavo addormentano, dalla finestra non potei non notare il nostro aereo che passava. La casa mi ricordava molto un altro posto...


giovedì 17 ottobre 2013

Le origini

Quel giorno eravamo andati a fare un giro in montagna, tutti insieme. Eravamo scalzi e con solo i nostri coltelli che avevamo legato in vita con una corda. Con noi c’erano tutti i cani, anche i più piccoli. Ogni tanto dovevamo farli sgambare nel verde naturale. Raggiungemmo un altopiano con una cascata e posteggiammo lì. Ci stendemmo nel prato e cominciammo a mangiare. Avevamo portato la radio ma là su non funzionava. Decidemmo di fare il bagno, Kiss bevve tre litri d’acqua e lo dovemmo far sputare tutto a suon di botte nello stomaco. Arya si rotolava nella terra, Aro cercava di prendere qualche uccello e Daria invece giocava con noi e dopo il bagno si stese con noi sul prato verde. Era un incrocio tra un pastore tedesco e un setter. Era davvero bellissima e non esageratamente grande. Cominciammo a discutere sul fatto di come fosse arrivata ai miei zii. Uno viveva di fronte a casa mia e l’altro sopra con i nonni. Le ipotesi erano tante: abbandonata in autostrada, trovata nel pattume, era un alieno sceso dallo spazio per spiarci … ma io, io lo sapevo come mai era arrivata fino ai miei zii. MA quel giorno decisi ti tacere. Era arrivata per il fatto che la mia bis nonna voleva un cane, i miei zii gliela regalarono e venne trattata come una figlia, poi la bis nonna non fu più in grado di accudirla e passò ai miei zii. Loro avevano scelto lei perché quando una vecchia signora li regalava, lei fu l’ultima ad andargli incontro ma quella che gli fece più festa. Quel giorno era con noi e canticchiava anche lei Buffalo Solidier.

La maledizione

Erano le undici di notte e quella notte la passavamo nel bunker. Avevamo acceso il camino mentre i cani e gli animali più piccoli erano in casa. Intanto la pioggia batteva costantemente sul tetto. Noi ci raccontavamo storie di paura, ma non erano storielle per bimbi piccoli erano veri e propri horror. Certo avevamo paura, ma ogni tanto scappava una battuta e una risata. Sentimmo dei rumori venire dal giardino poi sempre più insistenti. Noi non avevamo animali feroci e i nostri pensieri furono subito spaventosi e terribili. Prendemmo di corsa i fucili a palline e i coltellini veri. Io presi anche due cartucce vere. Corremmo fuori nel giardino. Gli animali erano agitati e la pioggia si trasformò in grandine. Una bestia ci attaccò. Cademmo nel fango ci rotolammo ci graffio, noi sparavamo senza pietà. Corremmo dietro il bunker altri rumori e graffi io venni colpito e volai dieci metri. Misi le cartucce vere e sparai. A quel punto rumore sordo e una bestia cadde e morì. La lasciammo lì e rientrammo. L’avremmo analizzata il mattino dopo, ma sembrava davvero grande. Alle cinque con uno sprazzo di luce uscimmo. La bestia morta era l’incrocio del piranha con la lucertola. Avevamo sbagliato qualcosa ed era diventata una bestia enorme e feroce. Purtroppo erano rimasti ancora liberi sette mostri. Era iniziata la caccia grossa. Cucimmo delle divise da caccia, armammo i cannoni e i fucili. Gli aspettammo e sparammo contro tutti loro. Fu una battaglia dura ma ce la facemmo. Vincemmo la guerra con qualche ferita, con la mano destra stringevamo il braccio sinistro che era caduto e con i piedi mandavamo avanti carriola con dentro la mano destra. Ma tutto sommato stavamo bene.

mercoledì 2 ottobre 2013

L’ingordo

Quel giorno Matti era un po’ addormentato, steso sul divano, stanco e pieno, con la pancia che era cresciuta di cinque volte.
“Cos’hai mangiato?” chiese Pie a Matti.
“Solo un panino.... più uno....quattordici cioccolate in tazza e quattro sacchetti di cioccolatini. Dodici porzioni di patatine fritte, diciassette piatti di pasta e tredici fiorentine. Sette toscani , trenta porzioni di pinzimonio, padelle e pentole di cappelletti, tortelloni, tagliatelle e gramigna. Cinghiale con patate arrosto, quindici polli, sedici porzioni di lasagne e brodo. Panini con burro e marmellata. Sedici polpette  e crema fritta“.
Pie gli chiese per quale occasione e Matti rispose:
“Per il compleanno di mio nonno”
“Ma non è diabetico?”
“Sì ma gli abbiamo fatto milletrecentoquaranta di insulina”.
Non so perchè ma  mi venne un idea, preparare un banchetto, con cibo finto, tutto in resina.
Facemmo gli stampi e colammo la resina. Colorammo tutte le torte e i vari oggetti. Li portammo in un tavolo in piazza e scrivemmo che era tutto gratuito.
Quando la gente cominciò a mangiare il cibo ovviamente si arrabbiò molto
Alcuni  presero torce e forconi e sebbene con il sorriso in faccia ci davano la caccia.
Correvamo in mezzo alla campagna ma poi ci presero tutti.
Ci legarono e cominciarono a bagnarci di acqua mentre ci spingevano del cioccolato con panna nella bocca.
Una nottataccia.
La mattina seguente scoprimmo che la vendetta era stata organizzata dal pasticcere,il quale si era rotto tutti i denti e non avrebbe più potuto assaggiare i suoi pasticcini.
Ci avevano spruzzato panna rancida in bocca.
Vomitammo tutto quello che avevamo in corpo, ora eravamo pronti a sfilare per fare i modelli.
Ci dirigemmo da un certo Armani...

venerdì 27 settembre 2013

La riconquista

Purtroppo la polizia ci ha rovinato. Sì rovinati del tutto. Ci ha confiscato il bunker e tutti gli oggetti È arrivata con un mandato da parte del sindaco. Ci hanno cacciato via e portato tutta la roba non so dove. Effettivamente, osservando bene una vecchia foto del sindaco era uguale al capo dei Pirati Carini. Ormai però non ci potevamo più far niente. Erri faceva da pastore agli animali. Quelli venivano con noi. Camminavamo con gli occhi bassi  verso la foresta che circonda la città. Trovammo una pianura dove facemmo correre gli animali. Era la fine. Decidemmo che ci saremmo sciolti dopo quella giornata. Avremmo portato gli animali allo zoo e non ci saremmo visti mai più. La radio andava in quel triste pomeriggio, dove un certo Jackson cantava una canzone  "Thriller"... Non avevamo voglia di giocare e di fare niente. Ormai era troppo tardi. Non saremmo più riusciti ad entrare dentro quella vecchia casa … arrivò da me la scimmia, Yuppi e mi portò delle cartine. Erano quelle del nostro passaggio sotterraneo. Forse avevamo trovato la nostra soluzione. Aprimmo la botola che portava al tunnel. Facemmo entrare gli animali e poi noi. L’avevamo attrezzato con lampade ad olio e pistole a pallini. Camminammo per tre chilometri e finalmente arrivammo alla scala che ci permetteva di uscire e di arrivare dentro casa. I mobili erano ancora tutti dentro, insieme ai Pirati Carini. Era stato un loro piano. Non esisteva nessun mandato e nessuna polizia. Sparammo con le armi e lì mandammo via. Eravamo tornati nel nostro bunker. Era stata la riconquista di Jackson.

sabato 21 settembre 2013

Il piccolo acrobata

Lo scoiattolino che trovai in mezzo alla nevicata, lo portammo al bunker, gli costruimmo una gabbia dentro ad un armadio, con un grande tronco dentro, e senza ante. Gli mettemmo una rete da conigli, uno squarcio nella rete apri e chiudi per farlo uscire. Noi gli insegnammo a saltare da un albero all’altro e tornare indietro. Era diventato fortissimo. Un piccolo atleta. Decidemmo così di fare uno spettacolo. Facemmo stendere il pubblico per terra con i binocoli per vedere in alto e in basso. Costruimmo un percorso, tutti alberini piccoli e cerchi. Mercury Jr correva veloce quanto saltava, fu dato il via e lui partì come una scheggia, si dondolava sui rami. Saltò dentro i cerchi ma purtroppo, qualcuno aveva acceso un cerchio ed era infiammato. Mercury non ci pensò e prese fuoco. Lo spettacolo venne interrotto e la folla si gettò su Mercury, spegnemmo le fiamme, si stava contorcendo dal dolore. In qul momento vidi allontanarsi uno dei Pirati Carini. Pensai allo scoiattolo, lo spalmammo di pomata e lo portammo in casa, Lo stendemmo sul letto. Il pelo era tutto nero e bruciato. Ma sembrava stare meglio.
Ora i Pirati Carini avevano sorpassato il limite. Presi il fucile a sonniferi. Corsi con gli altri alla tana dei Pirati Carini. Era notte e ci illuminavamo il viaggio con fiaccole e torce. Entrammo nel bunker e senza pietà sparammo i sonniferi. Li addormentammo tutti e li imbavagliammo e legammo. Tornammo a casa e il piccolo Mercury Jr stava bene, le mie sorelle l’avevano curato. Il giorno dopo i Pirati Carini si svegliarono e dal loro bunker si sentivano le cose che ci urlavano dietro, anzi non si sentivano perché erano imbavagliati.

La grande nevicata

Venne una nevicata, ma una di quelle nevicate da far paura. Era il ventiquattro di dicembre, la vigilia di Natale, eravamo tutti in casa, con il camino acceso, la nonna lavorava ai ferri, la mamma e il papà leggevano libri, io … non lo so, Laura, mia sorella maggiore di vent’anni giocava con Meggy e il mio fratellino al trenino, mio fratello grande studiava. Il nonno fumava la pipa alla finestra della cucina, e l’albero illuminava la sala, insieme ad una calda luce di piantana. Alla porta suonarono i nonni materni, erano con le pellicce e i regali in mano. Avrebbero passato lì la notte, il nonno aveva dei grandi occhiali quadrati, trasparenti. La nonna con rossetto e perle al collo. Il nonno è un cacciatore, Aro è il suo cane, quando va a caccia lo prende, altrimenti rimane col gruppo. Non vedevo l’ora che fosse il venticinque per spacchettare i regali. Quel giorno uscii fuori, a giocare con mia sorella grande. Nella neve rannicchiato, trovammo uno scoiattolo. Lo portammo in casa al caldo. Era vivo ma soffriva. Mamma gli cucì un cappellino e nonna un maglione. Lo mettemmo nel letto delle bambole vicino al camino, lo sfamammo con frutta secca che avevamo in casa. Era bellissimo, appena si riprese un po’, cominciò a correre per la casa e saltare sui lampadari. Per paura che si infilasse nel camino, prendemmo le poltrone e gli facemmo un recinto, visto che sul tessuto non si riusciva ad arrampicare. Lo chiamammo Mercury. Avrà avuto pochi mesi ed era piccolino, per età e dimensioni, lo chiamammo Mercury Jr.  

sabato 14 settembre 2013

La scimmia

La notizia si era sparsa dappertutto, per tutto il paese. Lo zoo aveva acquistato una scimmia. Non potevamo non andarla a vedere, così pagammo l’ingresso ed entrammo. La scimmia era dietro ad un vetro insieme a un sacco di vegetalie.Lei però era lì triste che scimmiottava esercizi per il pubblico. La vedavamo era molto infelice. Alle cinque e mezzo di pomeriggio, decidemmo con il sole in faccia, di liberare la povera scimmia. Il piano sarebbe stato messo in atto il giorno seguente alle ventidue. La mattina dopo andammo a fare la spesa per la spedizione. Comprammo delle graffette, dei coltellini svizzeri, delle torce e tute mimetiche. La giornata passò in fretta, parlando e discutendo sul come agire. Entrammo allo zoo, poi aspettammo l’ora di chiusura legati con delle corde ai soffitti del bagno. Subito dopo la chiusura dello zoo scendemmo e aprimmo usando settantatre graffette la porta della scimmia. Era lì così, seduta triste. La mettemmo dentro un sacco. Con i coltellini ci facevamo spazio in mezzo alla vegetazione. La portammo nel nostro bunker. La liberammo in una gabbietta larga e alta. Cominciammo a saldare dei pezzi per fare una gabbia enorme e all’aperto. Ci mettemmo quarant’otto ore. Gli piantammo dentro veri alberi e vere piante. Avevamo fatto anche un ruscello e la liberammo lì. Nessuno doveva saperlo. Ora giocava e saltava da un albero all’altro, quasi dimenticando di essere addestrata. La chiamammo Yuppy.

mercoledì 11 settembre 2013

Il test

Un gruppo scienziati della città decise di fare un test ai Grandi Rega. Ci rinchiusero dentro ad una stanza e noi dovevamo mantenere la calma. Il test sarebbe durato un giorno e loro non potevano aprire la porta se non con il timer che ormai era stato puntato. Dovevamo stare dentro una stanza di gomma per ventiquattro ore, a me pareva una stronzata galattica, ma era il giusto modo per annoiarsi. Matti tirò fuori una pallina dalla tasca e si mise a palleggiare. Io avevo uno yoyo e facevamo a turno ad usarlo. Dopo tre ore di yoyo e palline ci mettemmo a dormire per cinque ore. Al risveglio eravamo troppo annoiati e cominciammo a cercare una via di uscita. Ci arrampicammo sul soffitto per cercare qualcosa, un condotto. Niente. Dopo due ore di tentativi falliti cominciammo a discutere. Smettemmo subito. Cantammo canzoni, facemmo partite di calcio. Ma la noia cominciava a diffondersi. Richi camminando inciampò sulla gamba di Pie sbattendo contro la porta che si aprì. Uscimmo dalla porta e scappammo via. Purtroppo gli scienziati se ne accorsero e saltarono sopra le loro macchine e moto e ci rincorsero. Noi corremmo per un po’ a piedi, poi prendemmo le nostre vespe e via. Scappammo lontano, lontanissimo sempre più in là senza fermarci. Arrivammo al bunker pieni di polvere tranne Pie che era il primo della fila. Per la città ora c’erano i cartelli con la scritta ricercati e le nostre facce. Per un mese abbiamo girato travestiti da cantanti rock.

venerdì 30 agosto 2013

IL COLPO DI FORTUNA


Voglio dire, che culo bisogna avere per incontrare la fortuna. Beh noi ne avevamo, ma non più soldi. Cavolo ci pensate ragazzi quanti soldi abbiamo fatto con le nostre invenzioni? Ma noi non ci accontentavamo. Simo si era iscritto ad un incontro di pugilato del paese. Lo stavamo allenando per farlo diventare fortissimo, come Roky. Si allenava tutti i giorni quattro ore al giorno. Io lo incitavo dicendogli “Più forte colpisci così bravo” e Frenci dall’altra parte lo demoralizzava “Ciccionazzo colpisci più forte, merdaccia!” in questo modo non era demoralizzato ma solo spinto a obbiettivi più alti. Matti era il coach e Francobollo il vice. Richi il preparatore atletico mentre Pie si tingeva di biondo le sopracciglia allo specchio. Purtroppo per Simo durante una gara con i carretti, cadde e si ruppe le braccia.  Prese anche un infezione e all’ospedale gli dissero che se non si curava... rischiava l’amputazione. Alla fine si rimise in fretta, in tempo per combattere l’incontro e vincerlo. O almeno così si narra in paese, visto che io e gli altri eravamo a casa  acausa di un virus per aver bevuto acqua non potabile. Ma sapete in paese dicono che l’acqua delle pozzanghere non fa male.

domenica 25 agosto 2013

LA FABBRICA

Cioccolato e patatine. Cosa c’è di meglio? Assolutamente niente. Troppo buoni. Eravamo polleggiati quando a Simo venne un idea. Costruiamo una fabbrica di cioccolato e patatine. La CHOCOCHIPS. Facemmo fare a Giovanni un enorme fabbrica tutta in legno. La costruì lunga cinquanta metri e larga trenta. Tutta in legno fatta in due giorni. Mettemmo dentro macchine per patatine e per cioccolato. Io progettai le confezioni,forma dei pacchetti e decorazioni della carta, comprammo anche due macchine per realizzarli in serie. Cominciammo la fabbricazione. Ne vennero fuori a centinaia. Un po’ ne distribuimmo ai vari supermercati. I postini erano Richi, Pie e Frenci. I più veloci. Ne vendevamo anche a domicilio e nella nostra fabbrica. L’odore era meraviglioso.  Avevamo fatto soldi a palate; così comprammo due elefanti e quattro leoni. Li portammo  dentro due gabbie di ferro alte e bellissime. Vedavamo ,però, che gli animali non stavano bene e decidemmo di riportarli in Africa.  Giovanni guidava il camion. Arrivammo in Africa dopo settimane di viaggio. Una volta nella savana, liberammo gli animali. Correvano molto più felici e verso un futuro migliore. Tornammo a casa in aereo. Gli affari andavano avanti ma noi non ci stavamo dietro e vendemmo la cioccolata a un certo Ferrero e le patatine al signor Pringles.




venerdì 23 agosto 2013

LA CENA


Oggi a casa sono venuti a trovarci gli zii di papà, con i vari cugini. Più o meno eravamo una cinquantina. Lo zio è alto ma non troppo, grosso e baffuto. Mancherebbe solo la Pimpa e sarebbe Armando. La zia è magra alta e maratoneta. Con loro c’erano tutti  i cugini, i figli dei cugini, e i figli dei figli dei cugini. La cosa divertentissima è stata che la zia aveva pensato al vino, purtroppo però non aveva pensato a guardare quanto fosse piena la bottiglia. Infatti delle sette bottiglie che ha portato, tutte erano rimaste con il fondo fondissimo, era rimasto solo un goccio di vino, che io ho scolato da tutte le bottiglie. Una delle fidanzate  dei cugini lavora ai mercatini con collane bracciali e orecchini. Lei è un espositore vivente. Era piena di orecchini, otto in ogni orecchio, bracciali fino al gomito e tante collane che gli imbottivano la testa. C’è un cugino attore bravissimo, ma non sai mai se credergli o meno. Purtroppo  mancava il cugino sub, lui lo insegna ai ragazzi o agli adulti, fa un po’ l’esploratore della natura e si trovava nel mar Rosso. Di lui si narrano avventure eccezzionali … si dice che abbia incontrato uno squalo in una delle sue spedizioni e che sia sopravvissuto grazie ad un alga avvelenata che lo squalo aveva mangiato prima di ingoiarlo. Questa però è una storia che raccontò l’attore, per cui … Tra la gente c’era anche Massimo, il cugino di mamma, che non si sa cosa ci facesse lì. È un tipo simpaticissimo, che quando ti parla guarda verso l’infinito.

















mercoledì 21 agosto 2013

LA LUNA


Decidemmo di andare sulla luna. Si noi lo volevamo fare, dovevamo partire per la luna. Sarebbe stata una memorabile impresa, volevamo entrare nella storia. Cominciammo a costruire un razzo abbastanza grande da contenere otto persone. Con l’aiuto di Giovanni finimmo in un pomeriggio. Esausti e sudati. Ora mancava il motore. Assemblammo un motore a scoppio potentissimo. Poteva tirar su mezzo pianeta. Mancavano le tute. Quelle le rubammo alla scuola di sub della città, insieme a trentadue  bombole di ossigeno. La sera tardi, eravamo pronti a partire. Salutammo le famiglie, e sotto gli occhi di tutto il paese salimmo sulla navicella. Qualcuno sghignazzava, altri applaudivano, altri ancora non volevano guardare e pregavano. Appena saliti ci fu un attimo di silenzio, poi Francobollo disse solo “Guido io fratelli” e si mise alla guida. Il conto alla rovescia ci fece tremare poi via. Un rumore fortissimo e il decollo. Eravamo tutti fermi, legati con le nostre cinture. Poco dopo un altro rumore. Pregavamo che non fosse il motore, avevamo infatti sorpassato l’atmosfera. Ma cosa ci facevamo al di la dei confini umani con delle tute da sub, ve lo assicuro non lo sapevo. Ma era incredibile. Francobollo attaccò alla radio che avevamo dietro i Beatles per farci rilassare. Durammo altri dieci giorni di viaggio. Poi l’atterraggio ci svegliò. Pronti a mettere il piede sulla luna. Decidemmo di scendere tutti insieme. Così facemmo. Mettemmo il piede sulla luna. Poi ecco che la canzone finisce. Imagine.














martedì 20 agosto 2013

LO SPACCON'


L’altro giorno in pizzeria, abbiamo visto un tale che è entrato, ha sparato al soffitto, ha fottuto la cassa ed è uscito. Uno che ha scolato otto birre e tre caffè corretti poi è uscito senza pagare. Una coppia di ragazzi francesi hanno picchiato uno con una baguette e sono usciti. Una dog sitter che ha fatto cagare i cani nel salone ed è uscita. Uno che ha sputato sulla pizza, un ubriaco un imbecille che beveva, uno lasciato dalla moglie scatafottuto nella pizza, una borsa di lana che prendeva fuoco, un gatto che veniva bollito, un cane leccava gli avanzi, gli spaghetti che pendevano dal soffitto, cantanti alla deriva, drogati e spacciatori. Mamme e figli tranquilli, immigrati, calciatori, rugbisti, pallavoliste appena uscite dallo spogliatoio, pecore, vespe api perle di saggezza, pappe, catrame e coltelli. Uscimmo e ci rendemmo conto che avevano sostituito la scritta pizzeria con Welcome to the Manicomio.

sabato 17 agosto 2013

BEATLES and BOB

                          
Non c’è niente di meglio che ascoltare i Beatles nei pomeriggi stesi sotto un albero, e amare Bob Marley quando piove, quando la malinconia si infonde e lui diventa un raggio di sole. Non c’è veramente nulla da dire, loro sono i nostri miti, i grandi. I pomeriggi che non combinavamo cose pericolose, cantavamo Hey Jude alla casa di riposo. Era uno spettacolo. Noi li abbiamo ascoltati bene, e visti a fine carriera. Ma la gente che era lì, molto più grande di noi e degli Scarafaggi sono sicuro che non poteva non aver ascoltato almeno una canzone di quei quattro inglesi che spopolavano nel mondo. Poi c’era il nostro cantante, quello che consideravamo attuale, il grande e scuro giamaicano. Cercavamo di far entrare in testa a quei signori la sua musica, e forse ce la stavamo facendo. Avevamo attaccato due grandi poster nell’entrata. La gente lo apprezzava. Decidemmo così tutti insieme di fondare un club, un centro musica. Il nonno di Pie, Giovanni, ci costruì una casetta a cento metri dal bunker, lo arredammo stile … meraviglia, stile tempio. Con tutti i dischi dei genitori e le luci basse. La nonna di Pie è una parrucchiera e ci diede dei caschi per capelli rotti. Noi facemmo un impianto, in modo che la musica finisse lì dentro. Era un effetto meravigliosissimo, come lo definisce mio zio Dedde. Avevamo fatto un capolavoro. Ovviamente tutti i caschi erano colorati e in ognuno si ascoltava la stessa canzone dello stesso disco. La nostra MusicHouse ebbe un successone. La gente si trovava lì e si divertiva. Let it be bello. 
















lunedì 12 agosto 2013

COCCODRILLI


Certo, è impossibile trovare coccodrilli dove viviamo. Ma chissà se invece … visto che  vicino al Bunker scorre un fiume  di meravigliosa acqua cristallina...abbiamo deciso di creare un coccodrillo. Ma qual'è l’animale più vicino al coccodrillo? La lucertola. Abbiamo cercato due lucertole. Al maschio gli abbiamo prelevato una dose di DNA poi l’abbiamo liberato. Purtroppo per creare un coccodrillo serviva anche il DNA di un Piranha. Lo cercammo nel laghetto, ne trovammo uno e anche a lui prelevammo del DNA mischiammo il sangue dei due dentro al corpo della seconda lucertola femmina. Aspettammo tre o quattro giorni e finalmente le uova che la lucertola Minata, come l’avevamo chiamata, si schiusero. Ecco che nacquero otto coccodrilli. Mattia li prese e li portò in acqua, dove aveva costruito una recinzione di vetro per tenere dentro i cuccioli. Erano bellissimi ed erano anche uno spettacolo che tutti dovevano vedere. Invitammo un sacco di persone per vedere i piccoli coccodrilli. Purtroppo, tra la gente c’era uno dei Pirati Carini. Rubò gli otto coccodrilli. Facemmo andare tutti via e noi attaccammo i Pirati Carini con tutte le nostre attrezzature da guerra. Attaccammo i Pirati Carini e trovammo il covo dove tenevano tutti gli animali. C’era anche una cucciolotta di Golden Retriver. Prendemmo anche lei e tornammo al bunker. La chiamammo Arya. I coccodrilli rimasero tranquilli nella loro gabbia e li cibammo con delle rane vive. Uno spettacolo.

mercoledì 7 agosto 2013

LA GARA DELLE FORMICHE

            
A me venne in mente la più bella delle idee, fare le gare di formiche. Così ognuno di noi prese una formica, con qualche soldo prendemmo otto  tubi di plastica lunghi quindici metri l’uno. I tubi avevano una fessura da entrambi i lati. Li posizionammo poi cominciammo ad allenare le formiche. Le facevamo fare su e giù velocemente, per aiutarci sbattavamo il bastone sul tubo e loro andavano più veloci. Ognuno gli aveva dato un nome, la mia si chiamava LeoneVegetale. La gara cominciò alle otto di sera. C’erano un sacco di persone a vederci. Ognuno con un binocolo o con un cannocchiale. La sorellina di Richi diede il via con una pistola più grande di lei. Le formiche partirono. La formica di Francobollo vinse la gara subito, ma si scopri che aveva messo delle briciole di pane in fondo al tubo. Lui venne squalificato. La seconda fu Enri, ma gli aveva dato da mangiare della torta, considerata doping e anche lui squalificato. Ora eravamo in sei. La mia conduceva la testa della gara. Leon venne raggiunto da quella di Frenci. Poi si ribaltarono entrambi ma subito si ripresero. Alla fine dopo una gara sofferta e dolorosa … le nostre formiche si sono ritirate e sono uscite. Le abbiamo raccolte e portate nella loro teca. Il pubblico era diventato matto, amava le gare di formiche e voleva altre gare, ma noi non glielo concedemmo. Le formiche alle due e quarantacinque di notte erano stanche.

venerdì 2 agosto 2013

PISCINA


                              
Era la giornata più calda che I Grandi Rega avessero mai vissuto. Decidemmo così di costruire una piscina. Chiamammo Giovanni, il nonno di Pietro, con la ruspa. Scavò un enorme buca, sarà stata almeno una venti per venti.La asfaltammo e ricoprimmo con piastrelle lisce. Costruimmo alcuni sdrai e altri li comprammo. Invitammo tutto il paese e mettemmo su un piccolo bar, gestito da Matti ed Enri. Eravamo pronti ad inaugurare la nostra prima piscina. Frenci e Francobollo facevano i bagnini. Io e Simo invece facevamo il bagno. Richi organizzava gare di nuoto e Pietro curava la vasca delle tartarughe d’acqua. Al bar è successa una cosa che ha fatto dannare sia Matti che Enri. Sono arrivate otto amiche e una ha chiesto un Cornetto. La seconda un cornetto, la terza un cornetto, la quarta un cornetto, la quinta un cornetto, la sesta un cornetto, la settima un cornetto, l’ottava un  cornetto. Purtroppo per Matti, i gelati erano a cento metri, siccome la prolunga per tenerli freddi non arrivava al bar. Successivamente è stata avvicinata. Frenci ha dovuto salvare tutte le otto ragazze che avevano appena ingurgitato  chili di gelato e stavano affondando. Abbiamo guadagnato soldi a sufficienza per comprare … ottime armi e armature per combattere la guerra che dichiareremo.  
                      

sabato 27 luglio 2013

GUERRA PER LA PATRIA


Avevamo ideato la nostra bandiera. L’avevamo cucita e appesa al grande albero vicino al bunker. Era bellissima. Il simbolo, era la lingua dei Rolling Stones, blu. Lo sfondo era a righe verticali, tutto giallo e verde. Noi eravamo e siamo ancora i Grandi Rega. Purtroppo però, c’è stato fatto un torto. I Pirati Carini, ci hanno rubato la nostra bandiera. Noi siamo otto, e loro … ventiquattro. Ora non sapevo come avremmo potuto fare. Ci armammo di fionde, cerbottane, fucili a vernice e prendemmo le moto, per attaccarli. Il loro campo distava quattro chilometri di campagna, questo spiega le moto. Partimmo e una volta da loro, li spiammo . Si  stavano esercitando con le bombe di vernice. Il loro bunker era tre volte il nostro. Enorme. Lo aggirammo tutti dipinti e segnati in faccia. Ci guidava il Capitan Francobollo. Il primo colpo lo sparò lui. Colpì alla testa un nemico. Poi si mosse silenziosamente verso i cespugli. Inciampò e cadde. I nemici diedero l’allarme. Spararono subito contro Francobollo, io e Simo cercammo di coprirlo. Anche Frenci venne colpito. Poi si rialzò e guidò la carica. Enri sparò bene, ma troppi colpi per uomo,quindi finì la vernice. Dovette caricare la fionda e venne catturato e legato. Richi corse in mezzo ai nemici, quindi in campo aperto. Ma cadde. Si rialzò e corse via. Non so dove. Io, Simo e Pie, corremmo su per le scale del loro bunker. Arrivammo ad una finestra. Noi eravamo i cecchini, facevamo fuoco di copertura. Io sul fronte destro, Simo sul sinistro e Pie a nord. Pie si aggrappò ad una corda, e scese a mo' di Tarzan. Combattemmo altre sette ore. Io e Simo scendemmo, ci mettemmo in gioco. Alla fine vincemmo la guerra di indipendenza. Eravamo riusciti a riprenderci la bandiera...che però non ci piaceva più, quindi disegnammo un Keith Harring nero, su uno sfondo bianco. Avevamo datoalla guerra  il nome Papereguerriere. I Grandi Rega avevano combattuto la guerra di indipendenza delle Papereguerriere.

mercoledì 24 luglio 2013

IL COMMERCIALISTA

            
Oggi a casa nostra, è venuto Graziano Paolini. Un commercialista, che viene spesso per parlare con papà di affari. Io ero in casa con Frenci e Simo. Eravamo in camera mia a preparare dei giochi, e delle vendette … sì vendette. Graziano, Il dottor Graziano Paolini, quando ero piccolo, aveva pestato apposta la mia macchinina preferita dicendo “Le macchinine fanno schifo bimbo scemo” da quel giorno non l’avevo più perdonato. Con Simo decidemmo la vendetta, Frenci la perfezionò. Lo scopo era tirargli l’acqua addosso appena fosse uscito di casa. Ma mi venne un’altra idea. Noi avevamo una fattoria, quindi tanto concime … e un' ottima idea. Andammo al bunker di corsa. Lì c’era Enri che stava chiudendo il recinto del cavallo. Ci fornì un secchio di … come potrebbe dire un bambinetto: popò. Lo direbbe però solo perché i genitori altrimenti si arrabbierebbero. Sennò avrebbe detto tranquillamente: merda. Tornammo a casa, avevamo pronto un secchio di merda da tirargli addosso. Ma a noi non bastava. Decidemmo infatti di buttare dell’acqua sullo zerbino. Poi la facemmo ghiacciare. Ora tutto era perfetto. Il dottor Paolini uscì, scivolò cadde e noi gli tirammo addosso tutto il secchio di merda. Ora avevo vendicato la mia macchinina.

lunedì 22 luglio 2013

LE OLIMPIADI

                 
Anche quest’anno sono state organizzate le olimpiadi per ragazzi. Le olimpiadi, di atletica leggera. Solo atletica. Io, anche se non ero adattissimo, volevo correre i cento,  così feci. Frenci, il salto in lungo, Matti salto in alto, maratona (di soli dieci chilometri) Enri e Francobollo. Simo corse con me i cento, Pietro i duecento. Ci serviva qualcuno che corresse gli ottocento e i quattrocento. Un altro doveva entrare nel club. Girava voce che un ragazzo dell’atletica correva fortissimo. Era come un siluro. Lo andammo a cercare io,Simo e Francobollo. Si chiamava Riccardo. Lo riconoscemmo, veniva con noi all'asilo. Le parole di Simo furono chiare “Tu devi correre per noi” e le sue ancora più chiare e sintetiche “Sì”. Un semplice sì fu perfetto. Ora eravamo in otto. Le olimpiadi cominciarono con uno sparo da parte del sindaco e l’accensione della nostra fiaccola. Io e Simo eravamo sui posti di partenza. Pronti a partire. Un tipo si avvicinò a noi, con aria da sbruffone, era dei "Pirati carini". Noi non avevamo un nome. Ci disse “ Cosa ci fate qui? Siete venuti a perdere?” La nostra risposta, fu ovvia e sincronizzata “Pulisciti la tua merda”. Ci preparammo e … via! La mia partenza fu ottima, anche lo sbruffone partì bene, Simo male. Recupero stratosferico per Simo. Io e lui eravamo pari e tagliammo il traguardo insieme. Il salto in lungo non fu ottimo, Frenci fece due nulli e una caduta. Mattia portò a casa un argento. Francobollo vinse la dieci chilometri ed Enri arrivò quarto.  Anche Pietro vinse i duecento. Eravamo però pari con la società dei  "Pirati Carini".  I quattrocento non si corsero per via dei pochi iscritti. Tutto si decideva all'ultima gara.
Gli ottocento cominciarono. Richi partì male, inciampò e rotolò. Restando però nella sua corsia. Non so, ma forse in quel momento, il cielo si oscurò. Richi però si rialzò da grande campione, si tirò su e riprese a correre. Era ultimo. Corse più veloce di quello che poteva. Vi assicuro ormai non ci credeva più nessuno. Ma Richi lo sapeva. Incredibilmente, corse fino a raggiungere Alessandro, quello dei Pirati Carini. Poi eccolo lanciato negli ultimi duecento metri ed esultare. Avevamo vinto. Un grido e salti di gioia, accompagnarono il bel momento. “I miei compagni mi hanno detto che mentre tagliavo il traguardo , un raggio di sole, ha attraversato la pista” , ciò che disse Richi all’intervista, dopo aver vinto con i compagni, il primo titolo olimpico. Probabilmente di una lunga serie.

domenica 21 luglio 2013

I FUCILI DA CACCIA


Francobollo, è un amante delle armi visto che suo nonno ha un negozio di fucili, quelli rotti dai cacciatori, li abbiamo portati al bunker, erano tre i fucili, e abbiamo deciso che dovevamo andare a caccia. Purtroppo i fucili erano appunto rotti,  li portammo a far riparare dal nonno di Pietro. Intanto Mattia, scaldava sul fuoco dei giovani legni, e gli faceva la punta. Una volta riparati i fucili, comprammo delle cartucce poi cominciammo la parata. Io, Simo e Francobollo, avevamo i fucili in braccio, pronti a sparare. Ci dirigemmo nel bosco, un cinghiale ci attraversò la strada, e noi a corrergli dietro. Io sparai e lo colpii alla gamba, ci avvicinammo per finirlo, ma nessuno di noi ebbe il coraggio, così lo prendemmo con noi e lo portammo al bunker. Ora avevamo un nuovo animale per la fattoria. Per fortuna era solo stato sfiorato, si sarebbe rimesso presto. Aspettammo una settimana, mentre lo curavamo e svezzavamo. Poi facemmo un recinto apposta per lui. Era bellissimo, lo chiamammo Scipati. Era un nome che ci piaceva anche se non aveva un senso. Intanto Mattia era già andato a riportare i fucili. Anche con il cinghiale decidemmo di fare una corrida. Invitammo l’intero paese. Io e Simo eravamo i due cinghialeri. Il cinghiale era pronto a colpire. Noi non lo avremmo ucciso, ma gli avevamo attaccato dei campanellini alle zanne e dovevamo toglierli. Lui ci venne incontro. Io rubai un campanello, mentre Simo venne scaraventato a terra. Io gli corsi incontro e mi sfregiò la gamba, facendomi rotolare. Il cinghiale era arrabbiatissimo e la folla in delirio. Mattia lo stuzzicava con i bastoni, ma sarebbe intervenuto in caso di pericolo. Simo si rialzò e rubò un campanello, vinceva chi ne rubava due. Il cinghiale caricò di nuovo. La folla era davvero impazzita, urlava e si scatenava. Venni colpito di nuovo, ai reni. Il respiro mi mancò e stetti un po’ fermo a terra. Simo corse verso il cinghiale , anche lui venne colpito ai reni e volò via sbattendo a terra violentemente. Ci alzammo tutti e due doloranti. Continuammo comunque e Simo con un atletico salto rubò l'ultimo campanello. Poi  però cadde addosso a me e il cinghiale ci pestò. Uscì dall'arena costruita apposta per le corride e i rodei. Andò in mezzo al pubblico pagante, Mattia e Francobollo, con le lance in mano gli corsero incontro per prenderlo, e insieme ad Aro lo accompagnarono nel suo recinto. Finì con me e Simo sul letto, garzati e feriti, e il pubblico che chiedeva il bis.

mercoledì 3 luglio 2013

LE MOTO


L’atro giorno io e Pietro siamo tornati alla discarica per vedere cosa c’era di interessante e abbiamo trovato delle moto, erano undici vespe nuove, cosa ci facevano non lo so, ma noi le abbiamo prese tutte e le abbiamo portate al bunker. A Francobollo è venuta un idea: fare una gara. Così abbiamo fatto un circuito battendo bene il terreno, per rendere le gare più divertenti, abbiamo deciso che ci si poteva fare delle modifiche e io decisi di mettere nelle ruote delle lancie in modo da distruggere gli altri. Così dalla partenza rimanemmo in tre, tutti gli altri caduti. A me si ruppero le lance, eravamo rimasti io Simo e Franci. Io mi ero tenuto una pistola spara chiodi. E sparai alle ruote di Franci e di simo. Però a me colpirono con un sasso e caddi. La vespa di distrusse più lontana, ma siccome ne avevamo undici ed eravamo sette ne presi un’altra. La mia spara chiodi aveva finito i colpi e non sapevo più come recuperare. Poi Simo è scivolato ma siccome non era vicino alle moto di riserva si è ritirato dalla gara. Eravamo rimasti solo io e Franci. Lui era in vantaggio, così presi il mio coltellino e gli stracciai la gomma dietro. Lui cadde e io passai in testa ma una volta vicino alla vittoria, mi schiantai contro la moto che non avevo tolto dal mezzo e caddi distruggendomi contro tutto e fini nel fango. Il giorno dopo ci siamo ritrovati tutti rotti e con le moto a riparare. Così abbiamo deciso che la prossima volta a correre dovremmo essere in undici.

domenica 23 giugno 2013

I PULCINI, IL CIRCO E LA FATTORIA.


Oggi  io e Fra siamo andati a comprare dei pulcini al mercato. Erano piccolissimi e li abbiamo sistemati in una casetta di legno  lunga tre metri e larga due. Una specie di pollaio. Una volta sistemati però, non avevano nessun tipo di particolarità. Così a Frenci venne in mente di addestrarli e mettere su un circo. Unico problema ,avevamo solo otto polli, un toro e una mucca. Andammo al mercato e prendemmo altri animali: quattro gatti, due pecore, due capre, tre cani, due cavalli,svariati rapaci, pappagalli e altri uccelli. Mettemmo su il circo, e fu un successo, avevamo anche comprato tutta l’attrezzatura e i costumi. Dopo aver fatto il circo però, dove mettiamo gli animali??? Abbiamo così chiesto al nostro amico muratore di procurarci uno steccato, e lui ce l’ha volentieri regalato. Abbiamo fatto un sacco di recinti e gli animali li abbiamo liberati in essi. Così adesso abbiamo una fattoria. Ma ci serviva un inserviente, siccome noi non possiamo sempre pulire, abbiamo deciso di assumere un altro membro, chi meglio di un esperto di follia e di animali poteva esserci utile??? Così abbiamo deciso di assumere il cugino di Fra e Matti. Enrico. Lui ha accettato e il suo contratto cita: Enrico potrà partecipare alle normali attività del club, ma in più dovrà assicurarsi dell’ igiene e
della salute degli animali, per cui anche di Pietro”. Poi la risata: ahahah.

venerdì 21 giugno 2013

LA CORRIDA... IL RODEO


L’altro giorno, Matti ha trovato una mucca al mercato, era nervosissima e arrabbiata. L’ha comprata per duemila lire e l’ha portata a casa. Così siamo andati al bunker e nel enorme e sconfinato giardino che lo circonda, abbiamo costruito con uno steccato vecchio, un cerchio nel quale abbiamo liberato la mucca. L’ abbiamo nutrita e fatta calmare, poi siamo andati in centro e abbiamo chiamato tutti a vedere il rodeo che avevamo organizzato. Pietro faceva il presentatore, io e Simo preparavamo la mucca, Matti andava in giro da grande Star, mentre Frenci cavalcava la mucca, lo spettacolo costava duemila lire, ma il pubblico ha apprezzato e si è gustato il rodeo. Il ricavato (quattro milioni di lire) è stato usato per comprare un toro, del legno per la stalletta, del fieno e varie attrezzature. Così continueremo a fare rodei.

giovedì 20 giugno 2013

IL NUOVO MEMBRO


Oggi è stata una giornata difficile, abbiamo preso un importante decisione. Oggi nel nostro club è entrato un nuovo membro, si chiama Francesco è il fratello più piccolo di Matti, ma siccome c’era già un Frenci, anche se a lui non piace perché dice che è da femmina noi lo chiamiamo Fra. È velocissimo, in bici è forte, per cui è un po’ fastidioso per Pietro, il quale era lui ad avere queste caratteristiche. Così adesso siamo in sei.
Fra non era venuto prima, perché era troppo impegnato con gli studi, poi si è stancato ed è venuto, pagando una quota di iscrizione (un regalo). Il regalo è molto importante perché è un simbolo di riconoscimento e se qualcuno tradisce il club, l’oggetto (molto caro) verrà distrutto. Se qualcuno invece decide di uscire, si riprende l’oggetto e la bandiera del disonore. Anche Fra gioca a rugby. Abbiamo anche preso un’altra decisione, siccome Fra non va bene, perché dice che è da femmina, abbiamo cambiato Frenci in Francobollo e Fra è diventato Franci.

mercoledì 19 giugno 2013

L’ AEREO



Ieri abbiamo trovato un aeroplano alla discarica,  l’abbiamo preso per farlo sistemare. È piccolo, ha due posti. Il nonno di Pietro l’ha sistemato e ce l’ha dato, pronto a volare. Così siamo andati al bunker e abbiamo costruito una pista di lancio.
La pista è stata costruita con del cemento avanzato al muratore, la persona più vicina al bunker (a cinquecento metri). Io sono salito insieme a Simo e via … dopo pochi secondi eccoci a trenta metri da terra. Era bellissimo e abbiamo filmato tutto con la nostra telecamera.
Il resto del gruppo ci seguiva in macchina, "Il grande catorcio acme" così l’abbiamo chiamata. L’aereo aveva la radio e il DJ ha annunciato un cantante, beh anche se non so come sia possibile quella musica era uno sballo, la musica pompata e l’aereo a mille, le nostre risate e i ricordi che ci riempivano la testa. Erano bei ricordi, di felicità, era la canzone a farceli venire in mente. Ormai stavamo sorvolando il mare, c’erano le esultanze della gente, che nei bar di mare esultava per il goal dell’ Italia, quello decisivo, i nostri compagni che ci salutavano e noi che ce ne fregavamo. E quella musica che andava e non si fermava, il vento e il resto. Probabilmente, anzi sicuramente quel momento lì sarà indimenticabile, ricorderò per sempre i sorrisi e le battute. Una volta tornati a terra, ho scoperto il cantante e così abbiamo chiamato l’aereo poi la canzone. È stata la sensazione più bella e pazzesca per me e il mio compare socio. No woman no cry.

lunedì 17 giugno 2013

LA SPEDIZIONE

          
L’altro giorno siamo partiti per una spedizione oltre il laghetto, ma avendo distrutto la zattera non è stato facile. Siamo andati a comprare una resistentissima corda di acciaio. In seguito l' abbiamo legata al terreno, in modo che attraversasse il lago. dopo aver fatto la prima prova, abbiamo posizionato altre corde d’acciaio, sulle quali abbiamo disposto delle assi di legno.
Il lago è poi stato attraversato senza che succedesse nessuna catastrofe (del tipo cadute in acqua). Una volta dall’altra parte abbiamo cominciato a marciare, con in spalla lo zaino e le nostre fionde. Non so che ora fosse ma cominciò a fare buio, così ci siamo accampati in una vallata.
Abbiamo piantato le tende e acceso un fuoco per cucinare la carne che avevamo portato. Vicino a noi scorreva un fossetto di acqua pulita. Mettemmo a lavare i nostri vestiti e poi cominciammo a dormire. Il mattino cominciammo il viaggio di ritorno a casa, e quando tornammo per attraversare il lago … il nostro ponte non c’era più!!!!!! A quel punto entrammo nel panico. Non sapevamo cosa fare, quando a Simone venne in mente di … Aro, il nostro cane eroe sempre con noi. Così uno per uno saltammo in groppa ad Aro e lui ci portò dall’altra parte. E questa è stata la spedizione del sergente Aro e C.

venerdì 14 giugno 2013

LE PALLE DA... TUTTO


  
Le palle con cui giochiamo a tutti gli sport immaginabili sono sempre ridotte male,sono sporche,rattoppate… ovviamente direte:“sporche?ma è normale, si gioca per terra” si ma le nostre sono le più sporche sporchissime palle, che anche se sono quelle da pallavolo sono piene di fango,di bava e di erba. Però c’è ne una,la palla perfetta,la palla che chiunque vorrebbe avere,la migliore palla di tutte, si chiama: Laovalesporca, e la nostra palla da rugby, colei che ha un posto speciale nel Bunker, e che è protetta dal fidato cane guerriero del gruppo,colui che ha giurato fedeltà alla palla,che ha combattuto la guerra di Korea e che era presente allo sbarco in normandia,colui che la sua età è indefinita, colui che era un cane da caccia, colui che è sempre stato con il gruppo: Il grande Aro. Quella palla è speciale, perché è stata la palla con cui abbiamo giocato un importantissimo torneo che abbiamo vinto.
 

mercoledì 12 giugno 2013

LA ZATTERA


L’altro giorno eravamo al lago, Frenci ha deciso di fare un giro con una zattera. Unico problema, non avevamo la zattera. Così decidemmo di costruirla. Io presi qualche albero caduto con la neve l’inverno trascorso.Simone prese un lenzuolo da casa di sua nonna, Pietro prese delle corde e dei sassi per farla galleggiare meglio, mentre Frenci ci dirigeva picchiandoci con delle canne di bambù se sbagliavamo. Mattia intanto stava preparando le provviste,perché pensavamo di stare via tanto. Appena pronta la zattera, l’abbiamo caricata e … via!!! Una grande spinta di Matti che poi sale su con un atletico salto. Ohoh, ci eravamo dimenticati i remi,eravamo al centro del lago e non sapevamo più come fare.
Così mi venne un idea:prendiamo le corde, leghiamole insieme e agganciamoci alla riva.
Non ho pensato che le corde tenevano legata la zattera: in questo modo : SPLASH.
Matti aveva portato tutti i vestiti, così facendo non si è più visto per una settimana.

CALCIO


Chi più chi meno tutti sanno giocare a calcio, dove giocare meglio che per strada? Ogni giorno ci troviamo nello stesso posto, dove cominciamo a giocare contro altre "società" di strada, oppure ci alleniamo. Io non sono dei più forti, però mi prendono a giocare perché dicono che intimorisco gli avversari, io comunque preferisco giocare a rugby.

sabato 8 giugno 2013

LE SCARPE DA CORSA


Per correre in bici dobbiamo avere tutti le stesse scarpe: Superga rotte, sporche e puzzolenti,  ogni pilota ha il suo paio, le mie sono grigie. Siccome secondo alcuni non è giusto bisogna portare tutti lo stesso paio e si è deciso il numero che porta Frenci, 44 e mezzo. In questo modo abbiamo tutti delle scarpe enormi,  che spesso e spesso e spesso e poco volentieri ci scappano e dobbiamo fermarci per rimettercele, perdendo così un sacco di tempo. Oppure continuiamo, ma siccome nessuno ha i calzini e nessuno ha i freni buoni… frenare non è sempre piacevole. Tralasciamo anche il fatto che dobbiamo passare NEL PUNTO DEI CHIODI: un punto pieno di chiodi, dove la curva è stretta e per farla dobbiamo mettere giù il piedino, e…io ho provato, da quel giorno ogni volta che appoggio il piede per terra dico:
 “ahahah accidenti a chi ha messo ahahah i chiodi” ..Il problema diventa anche per le gomme,  perché ogni due o tre giorni dobbiamo cambiarle.

IL RUGBY


https://encrypted-tbn3.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQf5DWS8ixxiMO7J0W7jytOAxR9Ep_1YksPPPifwdz2TIWLk45E

Molti dei miei compagni giocano a calcio, magari non gli piace ma loro giocano per moda, invece io ed i miei migliori amici giochiamo a rugby, so che magari la gente puo' pensare che sia uno sport violento e senza uno scopo, in realtà e'
tutto il contrario. E' un gioco divertente, bello e violento non lo è perché per giocare a un gioco così devi conoscere un sacco di regole , noi come squadra siamo fortissimi e ogni Domenica creiamo dei disastri tra gli avversari.

IL SUPERMERCATO

          
L’altro giorno a Pietro è venuto in mente di derubare il supermercato della Tina: sua zia,
così abbiamo preso le nostre armi da taglio e da fuoco poi siamo entrati mascherati da Zorro e abbiamo preso del cioccolato e noccioline, la Tina si è messa ridere e le ha pure impacchettate, così siamo usciti e siamo scappati nel nostro punto di ritrovo “il bunker” , una casa sgarruppata che abbiamo sistemato ed arredato. Il problema è stato che i ragazzi grandi ci hanno visti e ci hanno preso in giro ed attaccati al muro, così Frenci ha deciso la vendetta: un attacco a bombe di vernice. Il piano è stato messo in atto il giorno seguente ed è stato bellissimo, abbiamo vinto e loro si sono dovuti inginocchiare per chiederci perdono e farci smettere.

venerdì 7 giugno 2013

LE BICI


                         

Dopo scuola, invece di fare quelle cose stressanti e odiose cose  di cui non ricordo il nome preferiamo tutti andare nel cortile di Frenci che ha una villa con un giardino immenso, pieno di aiuole e di laghetti a fare le gare in bici.Le gare sono dei veri e propri massacri,molti di noi cascano nel laghetti e altri si fanno rincorrere dai cani o peggio ancora va per il povero Simone che ha i freni rotti e ogni volta finito il rettilineo di partenza sbatte contro il muro e la sua gara finisce lì,tra un mucchio di ossa rotte e le macerie.Mattia è un caso particolare,lui c’è una volta si e una no,perché casca talmente tante volte nell’acqua che non sempre ha i vestiti asciutti per correre.Pietro ha una bella bici,ma anche se dice che noi siamo invidiosi,ha truccato la bici,approfittando del fatto che il papà fa il meccanico e gli ha messo un motorino.Io me la cavo con un secondo o terzo posto.Per ora sono primo in classifica,perché Pietro non lo consideriamo più.

LE PARTITE E ALTRO

        
Ogni fine settimana c’è sempre un gran via e vai di amici che vengono a vedere le partite. Sabato ha giocato il Napoli contro la Juve, e il Napoli ha perso, mio nonno  e mio fratello grande erano infuriati, e io e babbo invece eravamo felici, perché anche se lo neghiamo tifiamo per la Juve. Se non guardiamo le partite,guardiamo la formula1, e li siamo tutti d’accordo su una cosa:la Ferrari deve vincere,altrimenti si rischia sempre la rissa con i vicini che tifano per la maledetta e dannata Mc’laren. L’altro giorno la Ferrari ha fatto la sua ennesima vittoria e i vicini arrabbiati neri sono venuti a suonare al nostro campanello e appena il nonno è andato ad aprire loro … SPAM!!!!!! Una torta al cioccolato e altro spiaccicata sulla faccia del nonno,che gentilmente ha chiuso la porta e si è annodato al dito tutto ciò. Questa sera i vicini vanno fuori a cena e noi ne approfitteremo per fargliela pagare, il babbo ha detto che vorrebbe smontargli la cucina, mentre io opto più per la cera sulle scale.     

mercoledì 5 giugno 2013

OH! Non si può neanche fumare!!??


Oggi il nonno è andato dal medico per le solite visite e una volta là il medico gli ha fatto una visita completa assicurando che era tutto a posto, mentre il nonno si allontanava,il medico sentendo la sua insistente tosse, ha deciso di controllargli i polmoni… dopo la radiografia è tornato da mio nonno con una faccia sconsolata, dicendo:”Vede?, questi sono i suoi polmoni, questo puntino bianco è l’unica parte dei suoi polmoni sana” Il puntino bianco era grande mezzo centimetro, ma il nonno non sembrava preoccuparsi.”Quindi?,qual' è il problema” rispose mio nonno,”il problema è il fumo,lei la deve smettere di fumare! Mi faccia controllare cosa fuma” “Ma io fumo una sigaretta ogni tanto” disse il nonno.Il medico però prese in cappotto del nonno e cominciò a frugare nelle tasche trovandoci:otto tipi diversi di sigari, undici pacchetti di sigarette e due pipe, poi rispose:”Sì lei fuma una sigaretta ogni tanto eh?” “Sì esattamente rispose il nonno, di sigarette ne fumo poche sono ancora quelle del venticinque”.

Cani e dentiere


I nostri cani sono un caso più unico che raro, l’altro giorno è arrivato un amico dei miei nonni, che porta la dentiera, dopo pranzo è andato in cortile a fumare e siccome la dentiera gli da fastidio se la è cavata è la ha appoggiata sulla tavola, non sia mai!!!! Il cane più piccolo  (Kiss) non sapendo di cosa si trattava l’ha presa e l'ha mangiata!!!!!! Kiss l’abbiamo dovuto portare dal veterinario e la dentiera l’ha coperta l’assicurazione.L’altro cane, Daria(una femmina) durante la cena con il nostro cugino milanese sabato sera, è andata innocentemente in cucina, tornando fuori come un criminale con un rotolo di agnello in bocca,anche se la nonna ha vivacemente cercato di salvare il rotolo ormai non c’era più niente da fare.

martedì 4 giugno 2013

LA MURAGLIA DI LIBRI


Mio babbo oltre le bollette legge anche libri,libri di qualsiasi genere.
Il fatto è che dove vanno a finire questi libri? Per terra, vicino al letto ovviamente.In questo modo ogni volta che il papà scende dal letto si inciampa e sbatte il ginocchio ormai sempre fracassato,è per questo che ha dovuto abbandonare il suo sogno di ciclista professionista.
L’altro giorno il nonno ha costruito una libreria sulla quale ha messo i libri dicendo al papà che l’aveva costruita per realizzare il sogno di papà...di non diventare zoppo.La libreria sembrava tenere ma poi il terzo giorno… la mattina si sentí un botto enorme e grandi urla dalla camera da letto,era il papà che era inciampato nella libreria del nonno e questa volta fu fatale, il ginocchio si sbriciolo a pezzi.
Subito il papà era sconsolato perché non avrebbe proprio più potuto  neanche correre ma poi si rincuorò pensando che avrebbe potuto correre con una molla al posto della gamba(che non era stata amputata ma veniva appoggiata su una molla dell’altezza dell’altra gamba).Così il nonno si propose, trovò una molla,prese le misure e finita la appoggiò sotto la gamba del papà.Il papà cominciò a correre ma…ecco scomparire definitivamente il sogno di correre, andare in bici e fare qualsiasi altro sport in cui bisognava impiegare le gambe e soprattutto via anche l’altro ginocchio che con la caduta si era sbriciolato, forse sarebbe stato meglio non leggere.

sabato 1 giugno 2013

LA NONNA IL BAGNO E LE RIVISTE

Il nonno legge il giornale io i fumetti la mamma i libri e il papà le bollette,cosa legge la nonna?La nonna legge riviste  rosa e di gossip di cui lei è appassionatissima, la nonna ha però un grosso problema, lei legge solo in bagno.L’unica cosa è che è più la sua voglia di leggere che di andare in bagno e quindi avendo solo un bagno questo è un grossissimo problema.La sera, qualsiasi sera alle sei,mia sorella si deve preparare per una festa,il mio fratellino deve essere pulito, il papà deve fare la doccia e io ho un urgente bisogno di scappare sul wc.Tutti cominciano a bussare e urlare di aprire,si fanno le sei e trequarti, io sono andato in cortile, mamma ha usato lo spinello per pulire il mio fratellino e papà si è buttato nel laghetto uccidendo tutti i pesci con il sapone, ma l’unica che non si rassegna è mia sorella che continua a bussare e a sbraitare finchè la nonna non esce alle sette e un quarto, mia sorella la sgrida per il ritardo e mia nonna con aria innocente dice:”Beh se avevi un urgente bisogno potevi bussare”.

venerdì 31 maggio 2013

LO ZIO ED IL PARRUCCHINO


Il parrucchino dello zio non è mai dove dovrebbe essere, cioè sulla testa dello zio,ma o si trova nell’aspirapolvere o lo si trova nella cuccia del cane o in mano mia e dei miei amici che quando lo zio dorme noi lo rubiamo,  non è importante dove si trova ma che il parrucchino sia sempre quello straccio ormai fetente e rovinato fatto dallo zio con i peli del naso del nonno. Non si sa perché allo zio sono caduti tutti i capelli, lui ogni volta cambia versione, prima dice che li ha persi per salvare una fanciulla che gli si è aggrappata alla treccia per salire su una torre e rimanerci rinchiusa, questa potrebbe valere quando la racconti a un bambino di cinque anni, ma neanche lui ci crede, infatti, il mio fratellino che ha per l‘ appunto cinque anni,, quando lo zio l’ha raccontata per la milionesima volta, gli ha domandato ”zio ma perché un fanciulla dovrebbe salire e fare fatica per rimanere rinchiusa per sempre e probabilmente morire?” Lui rispose che eravamo tutti molto ignoranti e che non eravamo educati, poi si alzò dal divano e andò via. Poco dopo tornò a prendere il parrucchino che aveva dimenticato ma non lo trovò. Il parrucchino venne cercato per settimane, fin quando  un giorno il papà notò che dal naso del nonno spuntavano molti più peli di quelli che lui non avesse già. Il nonno si era ripreso i suoi peli dicendo che era proprietà privata e che non tutti erano degni di portarli.

ELETTRODOMESTICI


Una televisione e una aspirapolvere non dovrebbero mai incontrarsi eppure … le otto, finita la cena  tutta la famiglia si siede sul divano o dove trova posto per guardare il tg1 quando immancabilmente dalla cucina si sente lei, la madre sbraciola maroni che chiama a voce alta “chi mi aiuta a sparecchiare?? faccio tutto io!!!!”con un piglio incazzereccio ma felice che dopo averla aiutata avrebbe smesso la nonna si alza dal divano e va in cucina a culo dritto,prende la tovaglia e la scrolla per terra,la madre non vedeva l’ora, inforca l’aspirapolvere e li non ce n’è per nessuno si gelano le vene e tutti diventano pallidi compresi i vicini di casa, la giornalista comincia parlare e l’aspirapolvere si accende, oltre le briciole viene aspirato via il gatto,il parrucchino dello zio,la tovaglia e un servizio di piatti completo.La giornalista smette di parlare e l’aspirapolvere si ferma, ed è per questo motivo che molte persone non sanno un accidente di niente su niente, ma restano consapevoli che ogni giorno della loro vita inoccomberanno il rumore esauriente della aspirapolvere.

giovedì 30 maggio 2013

NONNO STORIE E PAZZIE

IL NONNO E GLI AVANZI

Ogni  giorno a tavola si mangiavano degli avanzi, non si sapeva la data degli avanzi ma dopo che il nonno era quasi morto di asfissia passando vicino a una discarica, diceva che niente andava buttato. Il problema è che adesso siamo noi a rischiare di morire ogni giorno, a colazione, pranzo e cena.
Ieri ho riconosciuto un uovo sodo di due settimane e mezzo fa,a quel punto mi sono sentito male, sono corso in giardino e ho estirpato patate e carote crude  che poi ho mangiato e il tutto accompagnato da un sorso di acqua della fontana e un pesce rosso per togliere il sapore dell‘uovo, in questo modo mi sono sentito male e mi hanno dovuto portare all’ospedale perché una radice mi si era incastrata nello stomaco, per questo ho cercato di espellerlo e dopo il terzo giorno di fila sul water mi hanno dato un purgante per cavalli, solo dopo mi sono sentito molto meglio.