mercoledì 21 agosto 2013

LA LUNA


Decidemmo di andare sulla luna. Si noi lo volevamo fare, dovevamo partire per la luna. Sarebbe stata una memorabile impresa, volevamo entrare nella storia. Cominciammo a costruire un razzo abbastanza grande da contenere otto persone. Con l’aiuto di Giovanni finimmo in un pomeriggio. Esausti e sudati. Ora mancava il motore. Assemblammo un motore a scoppio potentissimo. Poteva tirar su mezzo pianeta. Mancavano le tute. Quelle le rubammo alla scuola di sub della città, insieme a trentadue  bombole di ossigeno. La sera tardi, eravamo pronti a partire. Salutammo le famiglie, e sotto gli occhi di tutto il paese salimmo sulla navicella. Qualcuno sghignazzava, altri applaudivano, altri ancora non volevano guardare e pregavano. Appena saliti ci fu un attimo di silenzio, poi Francobollo disse solo “Guido io fratelli” e si mise alla guida. Il conto alla rovescia ci fece tremare poi via. Un rumore fortissimo e il decollo. Eravamo tutti fermi, legati con le nostre cinture. Poco dopo un altro rumore. Pregavamo che non fosse il motore, avevamo infatti sorpassato l’atmosfera. Ma cosa ci facevamo al di la dei confini umani con delle tute da sub, ve lo assicuro non lo sapevo. Ma era incredibile. Francobollo attaccò alla radio che avevamo dietro i Beatles per farci rilassare. Durammo altri dieci giorni di viaggio. Poi l’atterraggio ci svegliò. Pronti a mettere il piede sulla luna. Decidemmo di scendere tutti insieme. Così facemmo. Mettemmo il piede sulla luna. Poi ecco che la canzone finisce. Imagine.














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