sabato 27 luglio 2013

GUERRA PER LA PATRIA


Avevamo ideato la nostra bandiera. L’avevamo cucita e appesa al grande albero vicino al bunker. Era bellissima. Il simbolo, era la lingua dei Rolling Stones, blu. Lo sfondo era a righe verticali, tutto giallo e verde. Noi eravamo e siamo ancora i Grandi Rega. Purtroppo però, c’è stato fatto un torto. I Pirati Carini, ci hanno rubato la nostra bandiera. Noi siamo otto, e loro … ventiquattro. Ora non sapevo come avremmo potuto fare. Ci armammo di fionde, cerbottane, fucili a vernice e prendemmo le moto, per attaccarli. Il loro campo distava quattro chilometri di campagna, questo spiega le moto. Partimmo e una volta da loro, li spiammo . Si  stavano esercitando con le bombe di vernice. Il loro bunker era tre volte il nostro. Enorme. Lo aggirammo tutti dipinti e segnati in faccia. Ci guidava il Capitan Francobollo. Il primo colpo lo sparò lui. Colpì alla testa un nemico. Poi si mosse silenziosamente verso i cespugli. Inciampò e cadde. I nemici diedero l’allarme. Spararono subito contro Francobollo, io e Simo cercammo di coprirlo. Anche Frenci venne colpito. Poi si rialzò e guidò la carica. Enri sparò bene, ma troppi colpi per uomo,quindi finì la vernice. Dovette caricare la fionda e venne catturato e legato. Richi corse in mezzo ai nemici, quindi in campo aperto. Ma cadde. Si rialzò e corse via. Non so dove. Io, Simo e Pie, corremmo su per le scale del loro bunker. Arrivammo ad una finestra. Noi eravamo i cecchini, facevamo fuoco di copertura. Io sul fronte destro, Simo sul sinistro e Pie a nord. Pie si aggrappò ad una corda, e scese a mo' di Tarzan. Combattemmo altre sette ore. Io e Simo scendemmo, ci mettemmo in gioco. Alla fine vincemmo la guerra di indipendenza. Eravamo riusciti a riprenderci la bandiera...che però non ci piaceva più, quindi disegnammo un Keith Harring nero, su uno sfondo bianco. Avevamo datoalla guerra  il nome Papereguerriere. I Grandi Rega avevano combattuto la guerra di indipendenza delle Papereguerriere.

mercoledì 24 luglio 2013

IL COMMERCIALISTA

            
Oggi a casa nostra, è venuto Graziano Paolini. Un commercialista, che viene spesso per parlare con papà di affari. Io ero in casa con Frenci e Simo. Eravamo in camera mia a preparare dei giochi, e delle vendette … sì vendette. Graziano, Il dottor Graziano Paolini, quando ero piccolo, aveva pestato apposta la mia macchinina preferita dicendo “Le macchinine fanno schifo bimbo scemo” da quel giorno non l’avevo più perdonato. Con Simo decidemmo la vendetta, Frenci la perfezionò. Lo scopo era tirargli l’acqua addosso appena fosse uscito di casa. Ma mi venne un’altra idea. Noi avevamo una fattoria, quindi tanto concime … e un' ottima idea. Andammo al bunker di corsa. Lì c’era Enri che stava chiudendo il recinto del cavallo. Ci fornì un secchio di … come potrebbe dire un bambinetto: popò. Lo direbbe però solo perché i genitori altrimenti si arrabbierebbero. Sennò avrebbe detto tranquillamente: merda. Tornammo a casa, avevamo pronto un secchio di merda da tirargli addosso. Ma a noi non bastava. Decidemmo infatti di buttare dell’acqua sullo zerbino. Poi la facemmo ghiacciare. Ora tutto era perfetto. Il dottor Paolini uscì, scivolò cadde e noi gli tirammo addosso tutto il secchio di merda. Ora avevo vendicato la mia macchinina.

lunedì 22 luglio 2013

LE OLIMPIADI

                 
Anche quest’anno sono state organizzate le olimpiadi per ragazzi. Le olimpiadi, di atletica leggera. Solo atletica. Io, anche se non ero adattissimo, volevo correre i cento,  così feci. Frenci, il salto in lungo, Matti salto in alto, maratona (di soli dieci chilometri) Enri e Francobollo. Simo corse con me i cento, Pietro i duecento. Ci serviva qualcuno che corresse gli ottocento e i quattrocento. Un altro doveva entrare nel club. Girava voce che un ragazzo dell’atletica correva fortissimo. Era come un siluro. Lo andammo a cercare io,Simo e Francobollo. Si chiamava Riccardo. Lo riconoscemmo, veniva con noi all'asilo. Le parole di Simo furono chiare “Tu devi correre per noi” e le sue ancora più chiare e sintetiche “Sì”. Un semplice sì fu perfetto. Ora eravamo in otto. Le olimpiadi cominciarono con uno sparo da parte del sindaco e l’accensione della nostra fiaccola. Io e Simo eravamo sui posti di partenza. Pronti a partire. Un tipo si avvicinò a noi, con aria da sbruffone, era dei "Pirati carini". Noi non avevamo un nome. Ci disse “ Cosa ci fate qui? Siete venuti a perdere?” La nostra risposta, fu ovvia e sincronizzata “Pulisciti la tua merda”. Ci preparammo e … via! La mia partenza fu ottima, anche lo sbruffone partì bene, Simo male. Recupero stratosferico per Simo. Io e lui eravamo pari e tagliammo il traguardo insieme. Il salto in lungo non fu ottimo, Frenci fece due nulli e una caduta. Mattia portò a casa un argento. Francobollo vinse la dieci chilometri ed Enri arrivò quarto.  Anche Pietro vinse i duecento. Eravamo però pari con la società dei  "Pirati Carini".  I quattrocento non si corsero per via dei pochi iscritti. Tutto si decideva all'ultima gara.
Gli ottocento cominciarono. Richi partì male, inciampò e rotolò. Restando però nella sua corsia. Non so, ma forse in quel momento, il cielo si oscurò. Richi però si rialzò da grande campione, si tirò su e riprese a correre. Era ultimo. Corse più veloce di quello che poteva. Vi assicuro ormai non ci credeva più nessuno. Ma Richi lo sapeva. Incredibilmente, corse fino a raggiungere Alessandro, quello dei Pirati Carini. Poi eccolo lanciato negli ultimi duecento metri ed esultare. Avevamo vinto. Un grido e salti di gioia, accompagnarono il bel momento. “I miei compagni mi hanno detto che mentre tagliavo il traguardo , un raggio di sole, ha attraversato la pista” , ciò che disse Richi all’intervista, dopo aver vinto con i compagni, il primo titolo olimpico. Probabilmente di una lunga serie.

domenica 21 luglio 2013

I FUCILI DA CACCIA


Francobollo, è un amante delle armi visto che suo nonno ha un negozio di fucili, quelli rotti dai cacciatori, li abbiamo portati al bunker, erano tre i fucili, e abbiamo deciso che dovevamo andare a caccia. Purtroppo i fucili erano appunto rotti,  li portammo a far riparare dal nonno di Pietro. Intanto Mattia, scaldava sul fuoco dei giovani legni, e gli faceva la punta. Una volta riparati i fucili, comprammo delle cartucce poi cominciammo la parata. Io, Simo e Francobollo, avevamo i fucili in braccio, pronti a sparare. Ci dirigemmo nel bosco, un cinghiale ci attraversò la strada, e noi a corrergli dietro. Io sparai e lo colpii alla gamba, ci avvicinammo per finirlo, ma nessuno di noi ebbe il coraggio, così lo prendemmo con noi e lo portammo al bunker. Ora avevamo un nuovo animale per la fattoria. Per fortuna era solo stato sfiorato, si sarebbe rimesso presto. Aspettammo una settimana, mentre lo curavamo e svezzavamo. Poi facemmo un recinto apposta per lui. Era bellissimo, lo chiamammo Scipati. Era un nome che ci piaceva anche se non aveva un senso. Intanto Mattia era già andato a riportare i fucili. Anche con il cinghiale decidemmo di fare una corrida. Invitammo l’intero paese. Io e Simo eravamo i due cinghialeri. Il cinghiale era pronto a colpire. Noi non lo avremmo ucciso, ma gli avevamo attaccato dei campanellini alle zanne e dovevamo toglierli. Lui ci venne incontro. Io rubai un campanello, mentre Simo venne scaraventato a terra. Io gli corsi incontro e mi sfregiò la gamba, facendomi rotolare. Il cinghiale era arrabbiatissimo e la folla in delirio. Mattia lo stuzzicava con i bastoni, ma sarebbe intervenuto in caso di pericolo. Simo si rialzò e rubò un campanello, vinceva chi ne rubava due. Il cinghiale caricò di nuovo. La folla era davvero impazzita, urlava e si scatenava. Venni colpito di nuovo, ai reni. Il respiro mi mancò e stetti un po’ fermo a terra. Simo corse verso il cinghiale , anche lui venne colpito ai reni e volò via sbattendo a terra violentemente. Ci alzammo tutti e due doloranti. Continuammo comunque e Simo con un atletico salto rubò l'ultimo campanello. Poi  però cadde addosso a me e il cinghiale ci pestò. Uscì dall'arena costruita apposta per le corride e i rodei. Andò in mezzo al pubblico pagante, Mattia e Francobollo, con le lance in mano gli corsero incontro per prenderlo, e insieme ad Aro lo accompagnarono nel suo recinto. Finì con me e Simo sul letto, garzati e feriti, e il pubblico che chiedeva il bis.