...E quella notte non era bella.
Charlie aveva appena finito di giocare a poker con gli amici, aveva
perso. Per sua fortuna o sfortuna, solo duecento sterline. Rientrò a
casa, viveva in centro. Quella Notte nevicava. Salì a grandi passi
le scale e raggiunse il suo piccolo appartamento. Lo accolse il cane.
Festoso, troppo svegliò il vecchio al piano di sotto, che si mise a
sbattere con la scopa sul proprio soffitto, rovinando l'intonaco
rosso. Quella notte era come le altre:buia. Le candele erano spente.
Charlie si mise alla scrivania e cominciò a ritagliare i tagliandini
per gli sconti al supermercato. Ora doveva pensare molto al
risparmio. Passi. Rumore stridulo. Un tonfo. Buttando un occhio alla
finestra, un corpo di un uomo, nudo, cadde al suolo. Sbarrò gli
occhi e fissò il vetro appannato. Si affacciò alla finestra ed era
proprio un corpo umano. Ma colui o colei non aveva volto, ne le
braccia, ma solo cavi di acciaio al posto delle gambe. Quella notte
era maledetta. Ecco ancora rumori. Il cane abbaiare e un uomo
tossire. Catene. Una porta aprirsi e i muri delle stanze si
inumidivano. Lingue rosse comparivano dal pavimento. Siringhe e
teste apparirono. Quella notte era la notte del demonio. Vermi e
sangue colavano dalle pareti. Ed ecco entrare dal camino qualcuno,
una bestia con un lungo mantello nero e una camicia bianca macchiata
di oro, oro fuso, rovente. Tirò fuori un coltello e cominciò a
distruggere la faccia di Charlie. Mentre lui rideva, l'uomo scuro lo
squarciava. Il cranio era staccato, a terra e spolpato. Con un
sorriso maligno l'uomo imbarosolato di sangue alzò il viso. Quella
notte era la notte della morte.
mercoledì 18 dicembre 2013
domenica 15 dicembre 2013
TATOO
Pietro
si era appena disegnato sul braccio un enorme scorpione nero, con una
penna indelebile. Io e Enri un tatuaggio maori. Allora ci venne un
idea... Aprire un negozio di tatuaggi. Ci dirigemmo dal muratore che
abitava vicino a noi, con l'intento di chiedere se ci facesse dei
muri trasportabili. Si mise le mani tra i capelli e cominciò a
piangere. Allora noi tutti felici tornammo al bunker, tanto sapevamo
che le mani nei capelli significavano che sarebbe stato un casino
farlo, ma l'avrebbe fatto comunque. Comprammo dell'ennè. Matti andò
in cartoleria a comprare dei fogli da volantini, mentre altri si
esercitavano nel disegnare tatuaggi. Quel genio del muratore finì i
muri entro le dieci di sera, e allora cominciammo a montarli, un po'
come si fa coi lego. Appendemmo alle leggere pareti degli esempi di
tatuaggi e delle immagini stile dark. Ma per colpa del demonio, la
mattina dopo ci trovammo una fila di novecento bambini dai due ai
dieci anni. Non potevamo mica metterci a fare tatuaggi ai bambini...!
Eccome se potevamo invece. Facemmo pagare poco il primo tatuaggio e
poi sempre a crescere, finchè l'ultimo ragazzino non arrivò a darci
tre milioni di lire. Purtroppo però tutto finì presto. Si vede che
qualche bambino aveva spifferato qualcosa, aveva mostrato il
tatuaggio, o come il caso dell'ultimo bambino era tornato a casa
senza soldi. E quanti soldi! Così arrivarono i piedi piatti. Matti
prese il fucile e sparò contro la porta del capanno che non
intendeva aprirsi. Dentro ecco le nostre vecchie Vespe da corsa.
Partimmo come dei forsennati fino ad arrivare giù al fiume. Eravamo
del tutto fottuti. Ma Richi disse una grande cosa “Signori, abbiamo
fatto qualcosa che non dovevamo fare, arrendiamoci alla giustizia,
non rischiamo una broncopolmonite a buttarci nel fiume a dicembre!”
Annuimmo, con lo sguardo basso. Poi ecco i poliziotti arrivare e
l'urlo di guerra di Francobollo “Tutti nel fiume!!!” E così
facemmo. Nuotammo, o meglio venimmo trasportati per un tempo
indefinito ma soprattutto infinito. Quando osservammo un cartello in
cinque lingue: Oceano Atlantico.
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