sabato 14 giugno 2014

IL RUGBY

Scrivo questo racconto, questa lettera, questa storia per tutti coloro che hanno giocato, che giocano e che giocheranno a rugby.
Il rugby è uno sport diverso da tutti gli altri.
Non dico che sia migliore o peggiore. Il rugby è quello sport che ti permette di concludere grandi azioni singolari e grandi mete di squadra.
Uno sport considerato violento ma in realtà di una dolcezza incredibile. Ti culla in un mare di emozioni meravigliose e poi di colpo, proprio quando meno te lo aspetti ti schianta contro uno scoglio dal quale però tu verrai via per continuare a nuotare.
Il rugby è uno sport dove non importa come sei, importa chi sei.
Importa il fatto di restare sempre sul pezzo, di avere la testa a posto e aperta, pronta a reagire qualsiasi cosa succeda.
Passano i palloni e passano gli anni, ma chi è stato grande non passa mai. Perché un rugbista non muore mai. Viene ricordato nei segni dei suoi tacchetti sul campo che se anche sono scomparsi alla vista loro ci sono. Rimane il sangue delle ginocchia sull'erba fresca e la saliva contro la terra secca.
Il rugby è uno sport che ti allena alla vita, al combattere e alla fine ad uscirne a testa alta. A farti male e a sentirti Dio.
Uno sport giocato da donne e poi da uomini. Uno sport che deve continuare, che deve dare un segnale forte, uno sport sotto al quale si possono concentrare i sogni di nazioni intere, di città e di piccoli paesi.
Uno sport che non è del tutto uno sport.
É più un qualcosa per cui vivere. Questo è il rugby e perfino qualcosa di più che non so come scrivere. Forse basterebbe dire:
“Vento tra i capell a occhi chiusi nella notte scura”:

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