Lex guidava la
piccola bicicletta nel cortile di casa.
La amava tantissimo,
era una bici bianca e rossa con una lunga sella e un manubrio largo
più delle sue spalle.
Aveva sempre i
capelli spettinati, lunghi a coprirli le orecchie e di un castano
scuro.
Gli occhi del
tredicenne dentro il casco erano cattivi e arrabbiati. Era un casco
che gli regalarono i suoi nonni tempo fa, quando ancora era piccolo.
Era un casco blu che
gli copriva totalmente il volto, non aveva visiera, proprio per quel
motivo si vedevano bene i suoi occhi dolci e cattivi allo stesso
tempo. Gli occhi di un ragazzo e quelli di un pilota.
Aveva ogni attimo
stampato nella mente, stampato nel sorriso e nell'espressione del
naso.
Faceva avanti e
indietro da una discesa di asfalto disfatto mescolato a della sabbia
che impediva di frenare bene.
A proposito di
freni, funzionava solo quello destro, ma come funzionava quel freno
non funzionavano sei paia di freni da bici da corsa.
Quella piccola bici
sarebbe stata adatta a un bimbo di cinque anni ma lui … lui
riusciva a incastrarci le gambe e ad andare forte su piste mai viste,
mai toccate, contro avversari mai visti e mai esistiti.
Lui era uno dei
tanti, uno dei ragazzini di quel paese e di quella nazione che un
giorno sognava di diventare pilota.
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