La bici di Girourdè
era pronta, pulita, il cigolio era stato limitato e aveva una gran
voglia di andar forte.
Correva con gli
amici il pomeriggio. Erano tre. Girou, Philip e Francis.
Le bici alla fine,
se ben curate e messe a posto, erano quelle che erano.
Ma non importava
molto.
Il fatto mozzafiato
si svolse al settimo giro del cortile di gara quattro.
Philip è davanti.
Mancano una sessantina di metri all'arrivo.
Curva stretta , è
l'ultima poi volata spaventosa sul rettilineo. La curva è delimitata
dal muro di una casa, con l'intonaco un po' rovinato.
Francis è rimasto
molto indietro, si è steso per terra la quinto giro e non ha più
recuperato.
Ora bisogna far
vedere ciò di cui si è capaci.
Tre metri alla
curva. Philip butta l'occhio a Girou. È attaccato alla gomma. Sa
benissimo che non lo avrebbe lasciato vincere. Ecco l'anteriore che
prova ad uscire tra il muro e la catena dell'altra bici. Il corpo del
corridore, non ci starebbe mai, troppo stretto lo spazio per provare
un sorpasso. Philip chiude con la gomma dietro mettendo il suo mezzo
di traverso sull'asfalto rovinato. I sassi si alzano da terra e la
gomma lascia un segno. Francis perde il posteriore e fa un volo di
tre metri per terra. La bici è un cartoccio. Il “pilota” esce
illeso.
Allora, non c'è più
spazio e Girou cambia lo specchio d'entrata della curva. Infila Philp
a destra ma quest'ultimo bravissimo gli torna a sbarrare la strada.
Pochi secondi e ci si lancia nel rettilineo. Il telaio in ferro di
Giroù si muove agilmente cambiando nuovamente direzione. Le ruote
che sfregano tra di loro e contro il muro. Tre costole fratturate per
Girou che sbatte sul cemnto della casa, screpolando l'intonaco bianco. I sassi per aria che finiscono negli occhi. Le
dita maciullate di entrambi contro i manubrio dell'avversario e poi
la curva da cui Girou esce vincente per scatenarsi sul rettilineo con
tutta la sua rabbia e la sua violenza. Gli occhi felici da ragazzo
vincente e il corpo distrutto da guerriero perdente.
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