Stavo camminando per
la strada, direzione rossa.
La migliore di
sempre quella direzione. Avevo otto anni e avrei incontrato mio padre
lì. In direzione rossa. Era seduto su una sedia, con un gran sorriso
sul volto e stava parlando con un uomo grande. Stavano sistemando
delle faccende di lavoro e io adoravo sentirli parlare di lavoro.
Mi sedetti a terra,
tirai fuori le mie macchinine dallo zaino e mi misi a farle rombare,
derapare e rovesciarsi.
Poi il vento si alzò
e le nubi arrivarono a coprire il sole. La bandiera grande con una
foglia e come una foglia, appesa in direzione rossa cominciò a
sventolare. Il vento muoveva i capelli di mio padre e i miei.
Abbastanza lunghi da muoversi con un soffio.
Quelli mi rimanevano
sempre attaccati, come le due macchinine con cui giocavo. Rimanevano
attaccati come le gomme e come la passione nel mio cuore.
Babbo era pronto ad
uscire dalla direzione rossa e farla andare più forte. Pronto a fare
qualcosa di grande quel sabato.
Babbo uscì dalla
porta grigia e si sedette dentro una delle mie macchinine, come in un
sogno, si era rimpicciolito, era niente rispetto a quel grande amore
che incombeva dentro egli. I guanti e il vestito, anch'esso rosso,
come la direzione erano ben attillati. Entrò sul grigio dell'asfalto
quel sabato pomeriggio. Non rientrò mai più. Restò fuori a girare,
è fuori che sta ancora girando se ci si guarda bene. Se si ascolta
poi attentamente, beh allora si sente anche il suo sorriso, un
sorriso che parlava da sé.
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