martedì 13 maggio 2014

STORIE DI MITI. ROSSIIII C'è!!!


Credo che l'Italia abbia avuto la grande fortuna di poter assistere, tifare un grande campione, un grande pilota, qualcuno per cui saltare i pranzi con la suocera la Domenica. Vale Rossi.
Ecco. Saltando, andando oltre a tutto quello che negli ultimi tempi si è detto di lui, chi non ha tifato Rossi alzi la mano.
Probabilmente in questo momento qualcuno per fare la battuta avrà alzato la mano, ma io non ci credo. Valentino Rossi, è stato per chiunque avesse una televisione e un attimo di sale in zucca, l'eroe. L'eroe. L'eroe. L'eroe. L'uomo che i bimbi imitavano. Che quando mio padre mi diceva:
“Vai piano!”
Io rispondevo: “Si”
Poi con il mio amico urlavo: “Tu sei Capirossi, io sono Vale”
E ci buttavamo dentro una curva come dei pazzi scatenati.
Vale è stato causa di cadute, di sangue e di interminabili pianti per terra.
Valentino non è, se vogliamo, l'uomo da prendere come esempio. O meglio. Non è stato l'uomo da prendere come esempio, ma Vale ti faceva sognare. Con lui Meda. Perchè, si è vero che Meda ti renderebbe interessante una gara di tricicli, ma quando assistevi a una gara di Moto GP, ti divertivi e soffrivi con lui. Con Meda. Uno dei più grandi telecronisti. Che ti faceva sempre essere in piedi sul divano. Quello che io ruppi al nono mondiale di Vale. Quello che milioni di italiani ameranno per sempre, quel maledetto, rotto, bel divano, col piedino giù, dove staccavi forte e ti buttavi dentro. In un altro mondo. Risucchiato da quel ragazzo numero 46. Quello che sapeva, quello che sa trovare il limite, spostarlo un po' più in là e non farti dormire. Questo è Rossi, questo e molto altro ancora.

lunedì 12 maggio 2014

STORIE DI MITI. GILLESSSSSS

Ma quanti anni sono passati.
Eri il lontano 1982. Sarò sincero. Non mi ricordo la data esatta...
Che Ferrari in quegli anni. Il boom. La formula1 era la giusta misura di elettronica e manualità. Di spettacolarità e di passione. Io quell'anno non c'ero. Io nacqui diciannove anni dopo. Però di quegli anni, gli anni ottanta mi hanno raccontato molto. Della formula1 non così tanto e perdonatemi se sbaglierò nel raccontarvi.
Ho un mio grande amico, questo ha un padre che possiede una casa ereditaria sulle colline toscane. Un paradiso, tutto bello, là in mezzo al bosco, là col fiume e coi lupi. Spesso d'estate passiamo i weekend lì. Ha una TV che credo che sia l'unico oggetto tecnologico oltre ai fornelli. Se non stiamo in giardino, nel fiume o a giocare ai militari litigando sul regolamento, ci sediamo davanti alla TV per il Gran Premio. Quindi qui si forma l'angolo tecnico. Io, i due fratelli e il biondo. Se è la Moto GP vediamo solo Rossi! Se è la Formula1 vediamo solo la Rossa!
Poi durante il Gran Premio si parla di tutto, da Schumi, a Jordan, a Nadal agli All Blacks a l'italia del 2006 fino all'Italia dell'ottantadue. Sono partito un po' da lontano perché voglio raccontarvi la magica atmosfera che si forma. A volte capita e a me piace quando succede, che si parli saltando da un discorso all'altro, di GILLES. Si vedono i babbi che con l'espressione un po'così, di loro che hanno visto Gilles dicono: “Scicci” a dire “Quello era uno che aveva una marcia in più”. Che l'anno in cui finì di correre sarebbe diventato campione del mondo con la Ferrari. E qui però, beh … qui era di più. Qui si amava la Ferrari perché la guidava Gil. Non so molto su di lui, francamente potrei andare a vedere su wikipedia, ma allora non avrebbe senso scrivere questo testo. Non so molto su Gil, perché Gil non si può racchiudere in queste parole. Neanche in un dialogo perché il fatto è che Gil è magico, gli vogliamo bene perché vinse solo sei gare, poche, ma quando le vinse ci fu un gran gusto.
Perché quando io ieri ho chiesto a mio padre che numero mettere sul nostro carrettino da discesa, lui mi ha risposto una cosa sola: “Se è un numero, potrà essere soltanto uno” e io “Certo … 27”