domenica 10 agosto 2014

Rugby al supermarket

Corsia quattro, secondo scaffale sulla destra, quello dei surgelati.
Non dimenticherò mai quel giorno del '78 quando io, povero cassiere incontrai quel gigante.
“Dove sono i calamari?”
chiese con tono gentile.
Io, piccolo, smilzo e con le braccia grosse come un suo dito risposi con una vocina che non so come fece a sentire.
“Sono al quinto scaffale signore”.
E se si arrabbia … forse non vuole essere chiamato signore … panico!
Ciò che mi frullava nella mia testa in quel momento.
Grazie”.
Si girò e davanti a me due spalle di dimensioni orbitali.
Chissà cosa faceva per essere così grosso quello lì. Era più forte di me il desiderio di sapere come faceva … presi un po' di coraggio, mi tirai su i pantaloni, mi stirai la camicia con le mani, petto in avanti e domandai.
Scusi signore cosa fa per essere così grosso?”.
L'uomo con i capelli alle spalle e le spalle enormi, e il naso un po' schiacciato, ma pur sempre un bel signore sulla quarantina, forse allora ragazzo che metteva una tremenda paura a uno come me mi spiegò.
Io gioco a rugby amico mio”.
Quello sport pericoloso in cui tutti si picchiano?”.
Allora la sua fronte si aggrottò e il viso diventò più scuro, il tono di voce alterato.
No, non è quello sport”.
Capì dal tono che cercava di spiegarmi qualcosa.
Allora, lui cominciò a parlare, ma io non ascoltai. Mi fermai a guardare dentro i suoi occhi per capire cosa aveva visto.
Si vedevano campi e persone con divise, sangue e terra, fango e pioggia, saliva e tatuaggi, paradenti e bestie di uomini. Poi guardai ancora un po' e vidi eroi e arcobaleni, fate e cavalieri, lealtà e coraggio, piccoli uomini con piccole spalle, macchiati anch'essi di sangue e di un amore infinito.
...E questo è!”.
concluse deciso l'omone.
Non passò molto tempo che io e lui ci rincontrammo su un grande prato, che non ricordo come fosse messo. Ricordo solo che un uomo più basso di me, più magro di me, mi portò la maglia numero undici. Ed ebbi il privilegio di giocare, io, commesso, magro e basso, accanto a quel gigante di due metri che mi strinse l'occhiolino.