martedì 9 settembre 2014

DIREZIONE ROSSA

Stavo camminando per la strada, direzione rossa.
La migliore di sempre quella direzione. Avevo otto anni e avrei incontrato mio padre lì. In direzione rossa. Era seduto su una sedia, con un gran sorriso sul volto e stava parlando con un uomo grande. Stavano sistemando delle faccende di lavoro e io adoravo sentirli parlare di lavoro.
Mi sedetti a terra, tirai fuori le mie macchinine dallo zaino e mi misi a farle rombare, derapare e rovesciarsi.
Poi il vento si alzò e le nubi arrivarono a coprire il sole. La bandiera grande con una foglia e come una foglia, appesa in direzione rossa cominciò a sventolare. Il vento muoveva i capelli di mio padre e i miei. Abbastanza lunghi da muoversi con un soffio.
Quelli mi rimanevano sempre attaccati, come le due macchinine con cui giocavo. Rimanevano attaccati come le gomme e come la passione nel mio cuore.
Babbo era pronto ad uscire dalla direzione rossa e farla andare più forte. Pronto a fare qualcosa di grande quel sabato.
Babbo uscì dalla porta grigia e si sedette dentro una delle mie macchinine, come in un sogno, si era rimpicciolito, era niente rispetto a quel grande amore che incombeva dentro egli. I guanti e il vestito, anch'esso rosso, come la direzione erano ben attillati. Entrò sul grigio dell'asfalto quel sabato pomeriggio. Non rientrò mai più. Restò fuori a girare, è fuori che sta ancora girando se ci si guarda bene. Se si ascolta poi attentamente, beh allora si sente anche il suo sorriso, un sorriso che parlava da sé.