martedì 11 novembre 2014

VITA DI UNA NOCCIOLINA

Una nocciolina proveniente dal supermercato sotto casa, riposava comodamente su un piatto di ceramica.
Era stata comprata insieme alle sue sorelle circa tre ore fa.
Prima la sua casa era un comodo sacchetto bianco di carta, ora possedeva solo un letto.
Aveva freddo quella sera la piccola nocciolina senza maglione né cappotto.
Il caffè che fumava nella tazza accanto era per lei una grande ciminiera di una fabbrica.
La tovaglia a quadretti blu e bianchi era una bellissima tappezzeria e qua e là, si trovava qualche grossa montagna di pane e colline di torta.
La nocciolina non sembrava stupita di tutto quello che gli accadeva intorno, era sempre lì e lì, per lei sarebbe sempre rimasta.
Sua madre, brava e buona, una nocciolina proprio da mangiare, suo padre era un gigantesco nocciolo nella campagna e suo fratello, ancora piccolo era solo un capriccioso, in lui niente di buono a parte la speranza.
La nocciolina era immersa nei suoi profondi pensieri quando arrivò l'innominabile.
La prese, la tenette fra l'indice e il pollice, poi la schiaccio con tutta la forza che aveva, distruggendogli la pelle e lasciando solo muscoli e ossa.
“Che pelle dura”.
Pensò tra sé l'individuo.
La poggiò sulla lingua bagnata, chiuse le sbarre e la nocciolina, divisa in tanti pezzi, scivolò giù per la gola dell'individuo che provò uno strano senso di piacere.
Scomparirono i suoi pensieri, le sue paure e i suoi ricordi. La piccola nocciolina, così fragile e carina non c'era più. Lei era andata giù.
Chissà cosa aveva pensato.
Chissà se le noccioline pensano.
Ma io sono una nocciolina? Perché no. Stessa materia in fondo. Siamo tutti della stessa materia. Io, come lei forse, siamo fatti di illusioni e di pensieri. Superficiali e profondi son pur sempre pensieri, sta a noi decidere come vogliamo che siano. Spesso sono anche deliranti. La nocciolina ormai giaceva nell'oscurità e nel buio più profondo senza più capirci niente, perché poverina la sua forma non era più quella di un tondo.