mercoledì 17 dicembre 2014

LA NASCITA DEL MONDO

Era seduto su uno sgabello e stava cantando.
Vi giuro che stava cantando.
Probabilmente parole senza senso, lì con la sua chitarra che cantava seduto su uno sgabello in legno.
Aveva davanti a sé l’amore e dietro brutali ricordi.
Solo allo sguardo di ciò che vide si rese conto di essere vivo.
Era vivo ma non aveva ancora vissuto.
Guardava ciò che aveva di fronte e mentre cantava, per ogni parola una lacrima e un singhiozzo.
Il suo sorriso era lì. Quello che guardava doveva proprio avere due occhi che commuovevano e un sorriso d’oro.
Cominciò a soffiare un grande vento comparso dal nulla, i suoi capelli rimanevano attaccati per quello che potevano e la sua giacca volò via.
Il corpo spoglio. Il suo viso inconsapevole.
Non c’erano nuvole in cielo e se guardavi bene, nemmeno c’era il cielo.
Era solo una sconfinata massa di infinito e se guardavi bene, nemmeno lo vedevi l’infinito.
Vedeva solo lui, vedeva lui lì con la sua chitarra che cantava su uno sgabello di legno.
Aveva davanti a sé un angelo e dietro le meraviglie del mondo.
Era un angelo donna o così sembrava.
Lei non piangeva.
Lei lo toccò e lì, in quel momento nacque tutto.
Era vivo e lo sapeva. Stava vivendo. Quel giorno nacque il mondo. Nacquero gli uomini e nacquero le donne.
Quel giorno nessuno lo ricorda perché troppo lontano o folle. Forse strano.
Quel giorno nacque tutto, quando un uomo venne a contatto con un angelo.
Ecco la nascita della vita e delle carezze. Ecco la nascita di ogni cosa. Dell’amore e dell’odio. Del dolore, che provò l’uomo quando la creatura volò via e del piacere di quando tornò.
Siamo fatti di angeli. Siamo fatti per volare via dal posto in cui ci mettono. Siamo fatti per rimanere e accarezzarci, per ricreare il mondo ogni volta.