mercoledì 24 dicembre 2014

IL NATALE DELL'ANZIANO

Era una notte  buia e tempestosa, molte notti erano state buie e tempestose.
L’uomo seduto alla scrivania con in bocca l’ultima Marlboro del pacchetto, odiava le notti buie e tempestose, ma in fondo lo diceva e basta, perché stava bene quella sera.
La finestra cominciò a trasmettere l’acqua che intanto si era trasformata in neve leggera che cadeva a terra senza nemmeno fare rumore.
La candela davanti a lui era ormai finita i suoi occhi aspettavano che la porta potesse aprirsi.
Nessuna gioia e nessun dolore lo persuadevano. Solo una grande voglia e un impaziente attesa.
Si alzò e lentamente si sedette al pianoforte.
L’aria si era vestita di un suono dolce che vibrava fra le pareti della modesta casa, gli occhi commossi con lo sguardo su quella vecchia foto di sua moglie, un immagine ferma lì da almeno cinquant’anni ma che si rianimava ogni qual volta lui ci pensasse.
La stanza era buia, nemmeno una piccola fiammella o un po’ di cenere erano rimasti accesi.
Tutto era fermo tranne le anziane dita che toccavano il nero e il bianco e i piedi che si muovevano adagio sui pedali, quasi a essere in macchina.
Ormai la schiena non permetteva più di guidare, era bello un tempo essere liberi di andare.
Forse però, gli venne in mente in quella sera di Natale, il decimo senza la sua amata Rosa, che lui era ancora libero e mai era stato davvero così libero.
Voleva trovare un senso a questi suoi pensieri. Erano forse solo utopie o cose per farti credere in te stesso. Forse erano patetici frasi lette o scritte, erano cose che non potevi avere.
Non si sentiva male, stava bene, seduto al pianoforte con le mani giunte e lo sguardo basso a pregare, mentre fuori la neve cadeva a nastri che cospargevano di pace e innocenza l’intera città.
Si sentivano voci lontane, provenienti da qualche bambino che alla luce della luna e dei lampioni si rotolava nella neve.
Ecco che qualcosa entrò nella porta e la testa si girò verso l’uscio. Non c’era nessuno, era solo il vento che toccava la pelle dell’anziano signore e lo faceva credere in cima al mondo.
Era il vento mandatoda chissà da chi, era il vento che gli diceva di venire, di provare a volare, di seguirlo e così lui fece.
Con quel sorriso che aveva avuto fin dal primo respiro e quella camminata impacciata, il vecchio si buttò nel vento per volare via con lui, con la sua musica, con le voci, le lacrime, le preghiere. Per volare, almeno con la mente in quella notte speciale da lei che se ne stava lassù e da Lui che gli aveva insegnato ad amare.