martedì 20 gennaio 2015

IL RE NEL REGNO FALSO

C’era una volta, in un paese lontano, un castello, governato da un grande Re.
Uno di quei Re, davvero grandi.
Era un grande Re, di quelli che non combattono ma trattano, ma mica codardo, un eroe come dire.
In questo regno, c’era un enorme giardino, pieno di cespugli, ognuno con sopra cento rose.
Di qualsiasi colore, ma cento rose, lì, belle, stupende, che erano lì da mille anni e altrettanti sarebbero rimasti.
Erano strane, se le guardavi bene, potevano perfino sembrare vive.
Dicevi quasi: “Guardale negli occhi e digli cosa c’è che non va!”
Da mille anni, a curarle e mantenerle era un vecchio, ma da sempre vecchio giardiniere.
Un uomo che sembrava sempre sull’orlo di una crisi di nervi, un uomo sempre un po’ triste, che trascinava i piedi.
Un uomo per bene, curato e ben vestito.
Il Re lo considerava un grande Uomo, dopo tutto quello che aveva fatto per il castello.
Un giorno, il Re, decise che poteva smettere di lavorare e avrebbe ricevuto, dato il suo impegno e la sua costanza, una grande ricompensa, gli chiese, davanti a tutti:
“Che cosa ti piacerebbe avere, come simbolo di eterno ringraziamento?”
“Io vorrei…”
E il Re lo interruppe.
“Dell’oro? Ti porto tutta una montagna d’oro, anche due se vuoi!”
“No ma io…”
“Tre montagne tutte tue, più una bella proprietà sul lago!”
“Io veramente…”
“Dieci montagne e cento donne!”
“No, no, io chiedo …”
“... E te chiedi e chiedi, ma in fondo hai solo curato delle rose!!”
Gridò spazientito il Re, non gli capitava mai di gridare al Re.
Allora il povero giardiniere chinò il capo e con un filo di voce disse:
“Vorrei qualcosa che ho visto, voi non mi potete dare!”
“Cosa? Io ho tutto! E do tutto a tutti!”
“Lei è un bravo Re? O forse è solo falso? Lei dice niente guerre, ma poi manda i bambini ad ammzzarsi eh!
Altro che scomparsi per via di un rapitore.
Io li vedo i bambini con le spade,a caricare cannoni e sfracellarsi a vicenda, io lo so come vanno queste cose, è mille anni che le sue guardie mi dicono di tacere, perché altrimenti morirei.
Bravo Re, davvero un bravo Re, che sfrutta i germogli del domani.
Vuole sapere cosa vorrei?
Vorrei un po’ di amore, di bene, però cose vere e il suo amore, non è mai stato vero“.
Il giardiniere si allontanò, tra il silenzio della platea, con nasi lunghi e seni rifatti.