martedì 24 marzo 2015

MIO PADRE

Non definirlo supereroe potrebbe sembrare una cosa stupida.
Ecco, non ha mai saltato da un edificio all’altro, nemmeno sparato contro nemici verdi o mostri a otto zampe.
Nessuno l’ha disegnato, l’hanno solo immaginato.
Tanto tempo fa, era solo una stella nel cielo, adesso è carne sulla terra.
Dicono fosse più matto di me, dicono avesse la passione delle corse, come me.
Dicono costruisse cose strane con le mani, dicono vedesse lontano, un po’ oltre ai sogni.
Dicono sia mio padre, che rimarrà il mio esempio, la persona che seguirò tutta la vita.
La seguirò perché è il mio eroe.
È colui che mi ha regalato i fumetti, per farmi capire che nel mondo ci sono sempre i buoni a salvarti, ma mi ha anche detto che ero Spiderman per farmi capire che ogni tanto mi devo salvare da solo.
Mi ha portato in alto, fra le sue braccia per farmi sapere che bisogna vedere le cose da punti diversi, che da là è più bello osservare il mondo.
Abbiamo esultato insieme, a goal e impennate.
Abbiamo letto milioni di libri e ce li siamo raccontati per sapere il finale.
Abbiamo litigato per un idea, pianto per un errore, dal quale si poteva tornare indietro.
Mio padre non è ricco.
Non è nemmeno famoso.
Non fa l’attore o il calciatore.
Mio padre sporca la tavoletta e allaga il bagno quando fa la doccia.
Mio padre è come me, in fondo sono suo figlio.
Mio padre mi incanta quando mi parla della sua infanzia, quando mi dice delle cose che combinava con i suoi amici , delle cadute in bicicletta e dei polsi rotti a provare skateboard costruiti da loro.
Mi racconta dei palloni contro le porte dei garage e delle sgridate delle vicine.
Mio padre mi ha insegnato a comportarmi con la gente e ad accettare le differenze, mi ha insegnato a tenere in mano i coltelli e le forchette, a cucinare per sopravvivere e mi ha spiegato come girava il mondo, a modo suo, anche a come amare.
Mio padre ha la barba nera e un po’ bianca, ha la faccia che punge e gli occhi che sciolgono.
Mio padre è il mio migliore amico, con cui condivido i sogni di quando sarò grande.
È l’ideatore di favole strane, che raccontava a me e mia sorella prima di dormire, favole che non avevano mai una fine, che rimanevano nell’aria, farfugliate tra il sonno e la veglia.
Mio padre, mi ha fatto il regalo più grande che potessi desiderare: la Vita.
Mio padre mi sopporta in tutto quello che dico e che faccio.
Mi segue ovunque, in ogni dove, tra le mie partite e i sabati passati a correre in un parco, come avessimo cinque anni.
Mi ha detto che non importa se sei vestito firmato, anzi, lui non si veste bene, ma io credo che in questo modo, si riescano a enfatizzare i valori umani di una persona.
Che tu puoi avere milioni di euro e nemmeno un momento di vera felicità.
Che puoi avere due euro ed essere felice così.
Mio padre ama la musica, in particolare il jazz, che è la musica più nera che esista, che i bianchi non possono cantare, ma solo suonare. E lui la suona con il suo saxofono, a far vibrare i vetri e gocciolare gli occhi.
Mio padre io non me lo dimenticherò mai, rimarrà sempre in ogni suo piccolo gesto e difetto, nella mia memoria.
Con lui abbiamo fatto tutto e tutto c’è da fare.
Con lui non ho paura.
E quando un giorno diventerò padre anch’io, sarò per i miei figli, quello che lui è stato per me.
Non è perfetto, tutt’altro, ma cosa vuol dire perfetto?
Non esiste un modo per essere genitori perfetti, ma esistono milioni di modi per essere perfetti genitori.
Il primo di questi è la consapevolezza che tutto ciò che si fa, rimane indelebile dentro di noi e che bisogna avere cura dei propri ricordi, perché non tornano più.
Anche se il tempo passa, la faccia si invecchia, si invertono i ruoli e si gioca di meno, la vita, in tutte le sue piccole forme, continua a creare in noi, una sensazione di impotenza e di incredibile felicità.