giovedì 16 aprile 2015

GNOMI DELIRANTI

In un tempo lontano, in una notte buia e tempestosa, quando i piccoli dormivano e il bosco era in silenzio, due gnomi, dispersi negli alberi e nella loro vita, si trovavano in un piccolo bar per gnomi, con l'insegna: “Qui si sta caldi”.
Sedevano su due sgabelli di legno, con una luce fioca che illuminava il bancone e due sguardi che dicevano più di duemila parole.
Mangiavano una bacca ciascuno e in mano un bicchiere di succo di fragole selvatiche.
Fuori la pioggia cadeva sempre più forte, contro il tetto, contro le finestre.
Loro due gobbi che mangiavano.
Si chiamavano Jigi e Giel.
Erano due gnomi della classe sociale media, senza famiglia, due bravi lavoratori.
Non si conoscevano eppure erano così simili …
“Noi due non siamo due che parliamo molto vero?”
chiese Jigi sottovoce.
“No”
Rispose Giel schiarendosi la voce.
“Jigi”
“Giel, piacere”.
“Hai visto fuori?”
“Io non guardo fuori, lo sento solo”
“Filosofia amico?”
“Vita tizio”
“Hai visto l'ultima gara di pettirossi?”
“Si, gran bella gara”
E giù un altro bicchiere, aspro e dolce, come i giorni della loro esistenza.
“Hai mai visto la Vipera Regina”
“No”
“Nemmeno io”
“Non sapevi cosa dire?”
“Esatto”.
Nemmeno una parola per due ore.
“Cosa fai nella vita?”
“Aspetto che si crei uno spazio per correre. Tu?”
Silenzio.
“Creo quello spazio per viverci”.
“Tu mi capisci?”
“Io ti credo”
“Mi dai la mano?”
“Vieni fuori, che piove, vieni a sentire il rumore che bello, vieni a correre con me dentro quello spazio”.
“Tu sei con me?”
“Fino alla fine”
“Quale fine?”
“Niente ha una fine”
Silenzio profondo.
“La fine del niente allora”.
“Amici?”
“Non lo so”
“Sei fragile vero? Anche con quel tatuaggio di un gigantesco serpente!”
“Sono più duro di una castagna”.
“Andiamo a mangiarle le castagne”.
Così si allontanarono i due gnomi, sotto la pioggia, senza un posto preciso in cui camminare, ma con uno spazio da cercare e un amore da trovare.