Era il 1955. Felice e Orlando,
ogni giorno a ogni ora, potevi beccarli a fare qualcosa di illegale
in qualsiasi angolo della città.
Non erano i tipi da spaccare
tutto, nemmeno assassini.
Loro truffavano la gente,
anche abbastanza male.
Felice incantava tutti con un
trucchetto di magia e Orlando passava e fregava i portafogli di tutti
quelli che stavano a guardare.
Poi, visto che la città ha un
numero limitato di persone da truffare, esse smisero di cascarci e
allora, entrambi cominciarono a mascherarsi e ad entrare nelle case
della gente ricca a rubare.
Non rovinavano le famiglie o
distruggevano sogni alle persone. Rubavano qualcosa per riuscire a
mangiare e a far sopravvivere qualcuno nella comunità di persone
povere, zingari o banditi come loro, in cui vivevano.
E le cose in fondo, per i
derubati, continuavano ad andare dritte, senza problemi.
Qualcuno cominciò a lasciare
addirittura aperta la porta e biglietti d'avviso del tipo:
“Prendete pure la frutta
e la carne, non il tacchino però, quello mi serve per il pranzo”
e magari ci scappava anche
qualche banconota.
Erano stati un po' adottati
dalla città e spesso giravano per la strada, salutavano le persone
magari e loro ricambiavano con un sorriso o una piccola risatina.
Questo loro strano modo di
fare i ladri però non andava bene allo sceriffo Jeffy, che dava la
caccia ai due ragazzi da ben otto anni, ma niente, non era mai
riuscito a beccarli.
Felice e Orlando però vennero
traditi dal loro amore. La passione di sempre.
Le corse in macchina.
Era l'unica volta in cui
giravano con così tanta polizia in giro.
Jeffy lo sapeva.
Così in una domenica di Settembre, tra il rombo dei motori e le grandi nuvole che incombevano
sulla pista, ecco un fucile carico, stretto tra due mani ferme, che
si libera del proiettile e due corpi morti tra la folla.
Felice e Orlando.
Uno sopra l'altro.
Morti. Il sangue grondava
dalla loro testa.
La prima a vederli deceduti,
fu la cugina di Felice, nonché moglie di Orlando.
Una donna con la faccia tosta
e anche un po' doppia.
Erano morti in una posizione
buffa. Sembrava un solo corpo con quattro braccia e quattro gambe e
questo fece più che sorridere la vedova.
Il giorno in cui dovevano
scrivere il nome sulla lapide però, sorse un pesante dubbio al quale
nessuno seppe dare risposta.
“Il nome di Felice?”
“Il cognome di Orlando?”
Nulla. Nemmeno all'anagrafe si trovò risposta.
“Il cognome di Orlando?”
Nulla. Nemmeno all'anagrafe si trovò risposta.
Così saltò fuori la moglie,
poco commossa e più divertita.
“Seppelliamoli insieme, come
sono morti. Come un uomo solo. Orlando Felice.
Perché Felice era Orlando e
Orlando era felice con Felice”
Così avvenne. Vennero sepolti
uno sopra l'altro. Orlando Felice era cascato nella grande trappola
delle passioni.
Anche se, la moglie è certa
che siano entrambi molto divertiti di come sia finita la loro storia.