martedì 29 settembre 2015

UN TORACE, UNA CAVIGLIA E DUE OCCHI BRUTTI

In una sera di autunno freddo, in cui non pioveva, un ragazzo viaggiava veloce sulla bicicletta nera di suo nonno.
Non si spiega ancora come sia successo o chi sia stato, ma un bastone si infilò tra le ruote, il ragazzo perse il controllo della bicicletta e finì di botto a terra, steso in mezzo alla piazza con un lancinante dolore al petto. Le pietre erano fredde e dure, mentre si coloravano di rosso proveniente dal braccio del ragazzo.
Lui provò ad alzarsi ancora con la mano sul petto, ma il dolore era troppo forte anche alla caviglia. Guardò la bicicletta slittata lontana. In girò non c'era nessuno, le persone in giorni come quelli preferivano stare in casa.
«Hai bisogno?»
Una voce femminile alle sue spalle.
«Oh, allora qualcuno c'è! Si ho bisogno, mi sa che mi sono rotto la caviglia e ...»
«Non c'è problema, ti porto dove vuoi»
«Dove vuoi? Beh allora direi proprio da un medico o al pronto soccorso»
Poi, come se fino a quel momento non lo avesse fatto, il ragazzo si fermò a guardare il viso di quella soccorritrice e ne vide qualcosa di bellissimo. In realtà no, forse non vide la bellezza nel viso, ma fece una smorfia di dolore felice e venne aiutato dalla ragazza a salire su una vecchia macchina nera, di cui fino a quel momento non aveva notato l'esistenza, che sarebbe potuta essere di suo nonno.
Intanto le nuvole erano più fitte.
«Hai molto male?»
«Abbastanza»
«Come hai fatto?»
Il giovane non rispose.
«Mi chiamo Piero»
«Io Anna... come hai fatto a cadere dicevi?»
Piero la guardò bene, un po' meglio, unì le labbra come se dovesse baciare, ma in realtà lo fece per vedersi i baffi e con una mano sentì la barba sulle guance.
«Un bastone tra le ruote»
«E come hai fatto? Non ci sono molti bastoni in piazza»
«No, ma ogni tanto ci sono i bastoni della fortuna»
«Cioè»
Rise e il ragazzo la guardò.
«Cioè quei bastoni che ti si infilano tra le ruote per dirti che sarai fortunato e ti farai raccogliere da una bellissima ragazza»
E lei sorrise di nuovo.
«Bellissima è banale»
«E cosa dovrei dirti?»
«Che ho due occhi stupendi ma sarebbe banale anche quello...»
«Oltre che banale falso»
Lei diventa seria.
«Nel senso che di occhi come i tuoi ne è pieno il mondo. Marroni, con delle ciglia
nere e senza nessuna particolarità.
E nemmeno le tue labbra mi piacciono, non mi piacciono nemmeno i tuoi capelli.
Però mi piacciono le tue orecchie sporgenti e quel naso un po' strano.
Ma poi le gambe la pancia e la faccia non mi piacciono per niente.
A me non piacciono queste cose di te.
A me piaci te»
Silenzio.
«Sembra che io e te ci conosciamo da tanto»
Risatina.
«Ma nessuno che conosco da tanto mi ha mai fatto un discorso tanto demenziale e bellissimo, anche se bellissimo è banale»
«Sai cosa è banale? Andare all'ospedale con una caviglia rotta e il torace dolorante.
Portami dove vuoi tu»
«Al parco»
«A fare?»
«A continuare a dirmi che ho dei brutti occhi»
Sorriso. Un po' banale, ma di solito le cose belle sono belle storie da raccontare e il sorriso di Anna su quel sedile era un bel finale per una bella caduta.