mercoledì 14 ottobre 2015

ACQUA FRIZZANTE

Sopra la grande tavola della cucina si trovava appoggiata, ferma, immobile, una grande bottiglia di acqua frizzante.
O se preferite di acqua con le bollicine, di acqua pizzichina, insomma, di acqua gasata.
Essa era di vetro trasparente con un tappo bianco.
All'interno acqua.
Solo acqua.
Albertino entrò nella stanza dopo una giornata di lavoro in fabbrica e stremato la prese per bere.
Quando la bottiglia fu ad un centimetro dalle labbra Albertino si immobilizzò e aggrottò le sopracciglia.
Fece una strana cosa con la bocca, poi un ghigno e la appoggiò di nuovo sul tavolo; nell'esatta posizione di prima, dove era rimasto un piccolo cerchio di acqua.
Cercò una cannuccia in fretta e poi con la bottiglia si gettò fuori di casa.
Prese un respiro molto profondo. Si svuotò le tasche e i piccoli centesimi caddero risuonando.
Le persone a quell'ora stavano cenando e lui stava invece per volare.
Fece una verticale e con la bocca infilò la cannuccia nella bottiglia.
Bevve tutto e pian piano, come aveva progettato, incominciò ad alzarsi verso il cielo.
Sempre più su, in mezzo ai tetti, salutando all'impazzata e urlando di paura.
Di paura.
Finite le domeniche anomale in città, finiti i pranzi con i capi di lavoro.
Finito il lavoro in fabbrica.
Stava andando velocemente verso l'universo.
Era questo il suo pensiero mentre sfiorava ancora i lampioni.
La maglia gli cadeva sulla testa, lui era ancora a testa in giù.
L'universo si avvicinava ancora.
Niente più rumori di macchine ormai.
Addio ai suoi vicini che si sparavano alle tre di notte e poi facevano la pace.
La cannuccia rossa pendeva dalle labbra.
Pendeva dalle labbra.
Albertino sedeva nell'apparente vuoto pieno di bolle nella pancia, con gli occhi in alto a vedere quando sarebbe entrato in orbita.
Se ne accorse quando fu leggero come un corpo senza attrazione gravitazionale.
Quando non aveva più nemmeno i pantaloni e fluttuava senza respiro verso l'inizio dell'infinito. Verso l'inizio di un altro tutto.