La notizia si era
sparsa dappertutto, per tutto il paese. Lo zoo aveva acquistato una
scimmia. Non potevamo non andarla a vedere, così pagammo l’ingresso
ed entrammo. La scimmia era dietro ad un vetro insieme a un sacco di
vegetalie.Lei però era lì triste che scimmiottava esercizi per il
pubblico. La vedavamo era molto infelice. Alle cinque e mezzo di
pomeriggio, decidemmo con il sole in faccia, di liberare la povera
scimmia. Il piano sarebbe stato messo in atto il giorno seguente alle
ventidue. La mattina dopo andammo a fare la spesa per la spedizione.
Comprammo delle graffette, dei coltellini svizzeri, delle torce e
tute mimetiche. La giornata passò in fretta, parlando e discutendo
sul come agire. Entrammo allo zoo, poi aspettammo l’ora di chiusura
legati con delle corde ai soffitti del bagno. Subito dopo la chiusura
dello zoo scendemmo e aprimmo usando settantatre graffette la porta
della scimmia. Era lì così, seduta triste. La mettemmo dentro un
sacco. Con i coltellini ci facevamo spazio in mezzo alla vegetazione.
La portammo nel nostro bunker. La liberammo in una gabbietta larga e
alta. Cominciammo a saldare dei pezzi per fare una gabbia enorme e
all’aperto. Ci mettemmo quarant’otto ore. Gli piantammo dentro
veri alberi e vere piante. Avevamo fatto anche un ruscello e la
liberammo lì. Nessuno doveva saperlo. Ora giocava e saltava da un
albero all’altro, quasi dimenticando di essere addestrata. La
chiamammo Yuppy.
sabato 14 settembre 2013
mercoledì 11 settembre 2013
Il test
Un gruppo scienziati
della città decise di fare un test ai Grandi Rega. Ci rinchiusero
dentro ad una stanza e noi dovevamo mantenere la calma. Il test
sarebbe durato un giorno e loro non potevano aprire la porta se non
con il timer che ormai era stato puntato. Dovevamo stare dentro una
stanza di gomma per ventiquattro ore, a me pareva una stronzata
galattica, ma era il giusto modo per annoiarsi. Matti tirò fuori una
pallina dalla tasca e si mise a palleggiare. Io avevo uno yoyo e
facevamo a turno ad usarlo. Dopo tre ore di yoyo e palline ci
mettemmo a dormire per cinque ore. Al risveglio eravamo troppo
annoiati e cominciammo a cercare una via di uscita. Ci arrampicammo
sul soffitto per cercare qualcosa, un condotto. Niente. Dopo due ore
di tentativi falliti cominciammo a discutere. Smettemmo
subito. Cantammo canzoni, facemmo partite di calcio. Ma la noia
cominciava a diffondersi. Richi camminando inciampò sulla gamba di
Pie sbattendo contro la porta che si aprì. Uscimmo dalla porta e
scappammo via. Purtroppo gli scienziati se ne accorsero e saltarono
sopra le loro macchine e moto e ci rincorsero. Noi corremmo per un
po’ a piedi, poi prendemmo le nostre vespe e via. Scappammo
lontano, lontanissimo sempre più in là senza fermarci. Arrivammo al
bunker pieni di polvere tranne Pie che era il primo della fila. Per
la città ora c’erano i cartelli con la scritta ricercati e le
nostre facce. Per un mese abbiamo girato travestiti da cantanti rock.
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