martedì 16 giugno 2015

PAGINE BIANCHE E PAROLE COLATE


Tra tutto quello che può succedere, non c’è nulla di peggio che trovarsi fronte con una pagina bianca e una tastiera sulla quale non si sa più cosa scrivere.
È difficile, voglio dire, come si fa a scrivere se per la testa si ha tutto e niente.
Di solito quando si scrive si scrive di vita, usando storie e prendendola alla larga, ma si parla di vita. Si parla di un sacco di cose; questa mancanza di idee vorrà dire che … non vivo più?
Panico che si prende ogni parte del mio corpo al sol pensiero di non riuscire più a scrivere.
Oddio, la pagina bianca mi osserva, ha gli occhi rossi, ha l’aria di voler essere riempita. Sembra quasi che ti guardi e che ti minacci: Se non mi riempi ti faccio venire un ansia di non saper più scrivere che poi te ne vai in un isola greca e non torni più qua.
La pagina bianca, come la odio, non riesce a trasmettere nulla, se ne sta lì facendo finta di sapere tutto senza aver voglia di dirtelo.
Eppure sai cosa devi dire, sai che devi essere capace di dire la tua verità.
Così la prendi con serenità, apri la finestra e le dita cominciano a scorrere fluide sulla tastiera e a creare parole e piccole emozioni sullo schermo luminoso che ti sta di fronte.
Le pagine bianche sono fatte per essere riempite, il tempo è fatto per essere trascorso e i ricordi per essere impressi sulla carta.
Allora, eccoci di nuovo di fronte io e la pagina bianca, lei che mi guarda e io che la guardo. Ho lo sguardo più cattivo, si arrende e fa le fusa.
La pagina si fa accarezzare dalle lettere e dal flusso dei pensieri che scorrono su essa, dalle idee importanti e dalle cazzate che non servono se non a se stessi, per non scappare su un isola greca.
Come questa … pagina bianca, ti ho riempita. Voglio vederti colma di frasi stupende e rigata di nero. Come avessi pianto il mascara in orizzontale.
Belle le pagine bianche quando sono ferite dentro, quando le guardi e hanno tutto il trucco che cola … Un trucco che parla e che un sacco di donne e uomini che sanno far piangere bene le pagine, riescono a renderlo meraviglioso dentro la nostra testa.
I grandi scrittori e i grandi giornalisti che muoiono per il loro lavoro fanno piangere la gente su pagine bianche che non hanno parole per dire niente; i grandi scrittori e i grandi giornalisti  che sopravvivono nel loro lavoro e lo rendono meraviglioso e ci facilitano la vita, fanno piangere bianco su pagine scritte.
Questa è la capacità di una parole e di una pagina bianca.
Di rendere giuste anche le lacrime.