giovedì 14 maggio 2015

PESSIMISMO, NATURALE


Le piante in mezzo al deserto muoiono, a meno che non abbaino la pelle grossa e grandi spine.
Le piante in mezzo al destro non sono niente. Non hanno l'acqua.
Ve la immaginate una rosa o una viola piantata nella sabbia?
Secondo me però, alle persone non succede molto diverso.
Ogni tanto rimaniamo in mezzo ad deserto completo, senza un appoggio, un punto fisso …
Nemmeno nel cielo, le stelle non stupiscono più.
Passa qualsiasi voglia, ti si chiude lo stomaco e non riesci nemmeno a formulare due frasi di senso compiuto per giustificarti.
Succede quando si viene lasciati soli in mezzo al nulla per aver sbagliato.
Ma non sbagliato a non mettere via la pedana dopo la doccia, sbagliato il senso profondo di qualcosa.
Quando ci si rende conto ogni tanto, che insomma, tu davvero non hai capito niente e chi pensavi invece l'avesse fatto ti ha preso in giro.
Poi ogni tanto, prima di partire per il deserto, il tuo deserto, qualcuno ti viene a dire che hai i difetti sbagliati, nel senso: Sei appiccicoso, mi sta male, ti volevo geloso.
Ecco, dopo ciò si parte per il deserto.
Vieni piantato come un viola in mezzo alle grandi dune e chi s'è visto s'è visto.
Poi mentre se lì piantato, ti tornano in mente cose che però non torneranno più.
Non riuscirai a sopravvivere molto senz'acqua nemmeno tu, ma noi siamo fatti per cambiare, per muoverci e quindi andare alla ricerca dell'acqua, trovarla e salutare con una linguaccia chi ti aveva lasciato là in mezzo …
Così sei fresco di mente, ragioni.
Così dopo aver bevuto hai l'acqua per piangere e per pisciare.
Stai meglio e vuoi tornare a casa.
Ma a casa da chi?
Se quando eri a casa nessuno ti capiva, è meglio fermarsi in qualche piccola casa di qualche sconosciuto in mezzo al deserto. Se ci fossero case là in mezzo … case con un camino … un maglione bianco e un palloncino rosso appeso al davanzale.
Ma non c'è niente di tutto ciò. Il deserto è desolato e tu dentro fai fatica a respirare.
La gente si è dimenticata di te come di un sogno. Eri partito bene ma hai voluto continuare e alla fine è stato peggio.
Resti in mezzo ai granelli di sabbia a contemplare il cielo e parlare con Dio.
Alla fine di tutto, non ti resta che vivere.

mercoledì 13 maggio 2015

IL BIMBO E LA FATA


Leonardin c’aveva sette anni.
Era altino, con una bella pancia e l’apparecchio, perché aveva pure i denti storti.
Gli occhiali no, quelli li usava solo per leggere.
Milac invece aveva diciannove anni, non era né sua sorella né sua madre.
Era una tipa un po’ strana, con i capelli viola , la frangetta e gli occhiali rossi.
Milac era la sua fata. Non la fata dei denti, nemmeno una fata che portava i regali, era la fata dei sogni, del futuro e la fata dei consigli.
Seguiva il piccolo bimbo tondo ovunque lui andasse.
Era bellissima, con le ali leggere e bianche e i vestiti piccoli, come lei, teneri, come Leonardin.
La fata era la salvezza di quel bimbo cicciottello, lei lo aiutava quando combinava dei disastri e per quanto fosse piccolo i disastri li combinava grandi, perché lui voleva essere grande, voleva fare grandi passi, ma spesso a farli troppo grandi si mette il piede male e si cade indietro, nel profondo.
Un giorno Leonardin chiese a Malic: “Io e te saremo amici per sempre?”
Con il tono banale di un bimbo piccolino.
“Per sempre!” rispose lei.
Poi gli anni passarono più veloci del previsto e le cose succedevano in sequenza, perfino con troppa naturalezza. Senza stupirsi il piccolo era diventato grande e aveva intrapreso strade complicate, continuava a mettersi nei guai senza riuscire a uscirne perfettamente.
Ogni cosa che aveva stava pian piano scomparendo. I vecchi cominciavano a morire e i giovani a non vivere.
Così il piccolo bimbo ormai cresciuto era confuso. Le persone passavano ore e ore davanti ai display dei telefoni e dei computer, senza mai provare emozioni vere.
Quando tutto poi cominciò a cadere, le città per i terremoti e le civiltà per il petrolio, il piccolo cercava l’amore, ma anche quello ormai stava andando via, l’aveva combinata grossa un’altra volta.
Triste e sconsolato, mentre stava pensando in un parco la sera desolato, ecco volare da lui la fata con i capelli viola e la pelle chiara.
Lui non fu stupito nel rivederla: “Mi avevi detto per sempre”
“Ti ho detto per sempre, non per sempre così … magari meglio!”
Lei si rimise sulla sua spalla dopo tanto tempo ormai e ricominciarono una vita insieme che sapeva di stranezza e che faceva venire voglia di vomitare per l’ansia che provavano del giudizio altrui.
Chissà come avrebbero chiamato, che nomi si sarebbero inventati le persone per  Leonardin e Malic che ancora una volta, dopo essersi persi nella giungla del mondo, erano tornati a vivere insieme.