sabato 17 agosto 2013

BEATLES and BOB

                          
Non c’è niente di meglio che ascoltare i Beatles nei pomeriggi stesi sotto un albero, e amare Bob Marley quando piove, quando la malinconia si infonde e lui diventa un raggio di sole. Non c’è veramente nulla da dire, loro sono i nostri miti, i grandi. I pomeriggi che non combinavamo cose pericolose, cantavamo Hey Jude alla casa di riposo. Era uno spettacolo. Noi li abbiamo ascoltati bene, e visti a fine carriera. Ma la gente che era lì, molto più grande di noi e degli Scarafaggi sono sicuro che non poteva non aver ascoltato almeno una canzone di quei quattro inglesi che spopolavano nel mondo. Poi c’era il nostro cantante, quello che consideravamo attuale, il grande e scuro giamaicano. Cercavamo di far entrare in testa a quei signori la sua musica, e forse ce la stavamo facendo. Avevamo attaccato due grandi poster nell’entrata. La gente lo apprezzava. Decidemmo così tutti insieme di fondare un club, un centro musica. Il nonno di Pie, Giovanni, ci costruì una casetta a cento metri dal bunker, lo arredammo stile … meraviglia, stile tempio. Con tutti i dischi dei genitori e le luci basse. La nonna di Pie è una parrucchiera e ci diede dei caschi per capelli rotti. Noi facemmo un impianto, in modo che la musica finisse lì dentro. Era un effetto meravigliosissimo, come lo definisce mio zio Dedde. Avevamo fatto un capolavoro. Ovviamente tutti i caschi erano colorati e in ognuno si ascoltava la stessa canzone dello stesso disco. La nostra MusicHouse ebbe un successone. La gente si trovava lì e si divertiva. Let it be bello. 
















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