domenica 15 dicembre 2013

TATOO


Pietro si era appena disegnato sul braccio un enorme scorpione nero, con una penna indelebile. Io e Enri un tatuaggio maori. Allora ci venne un idea... Aprire un negozio di tatuaggi. Ci dirigemmo dal muratore che abitava vicino a noi, con l'intento di chiedere se ci facesse dei muri trasportabili. Si mise le mani tra i capelli e cominciò a piangere. Allora noi tutti felici tornammo al bunker, tanto sapevamo che le mani nei capelli significavano che sarebbe stato un casino farlo, ma l'avrebbe fatto comunque. Comprammo dell'ennè. Matti andò in cartoleria a comprare dei fogli da volantini, mentre altri si esercitavano nel disegnare tatuaggi. Quel genio del muratore finì i muri entro le dieci di sera, e allora cominciammo a montarli, un po' come si fa coi lego. Appendemmo alle leggere pareti degli esempi di tatuaggi e delle immagini stile dark. Ma per colpa del demonio, la mattina dopo ci trovammo una fila di novecento bambini dai due ai dieci anni. Non potevamo mica metterci a fare tatuaggi ai bambini...! Eccome se potevamo invece. Facemmo pagare poco il primo tatuaggio e poi sempre a crescere, finchè l'ultimo ragazzino non arrivò a darci tre milioni di lire. Purtroppo però tutto finì presto. Si vede che qualche bambino aveva spifferato qualcosa, aveva mostrato il tatuaggio, o come il caso dell'ultimo bambino era tornato a casa senza soldi. E quanti soldi! Così arrivarono i piedi piatti. Matti prese il fucile e sparò contro la porta del capanno che non intendeva aprirsi. Dentro ecco le nostre vecchie Vespe da corsa. Partimmo come dei forsennati fino ad arrivare giù al fiume. Eravamo del tutto fottuti. Ma Richi disse una grande cosa “Signori, abbiamo fatto qualcosa che non dovevamo fare, arrendiamoci alla giustizia, non rischiamo una broncopolmonite a buttarci nel fiume a dicembre!” Annuimmo, con lo sguardo basso. Poi ecco i poliziotti arrivare e l'urlo di guerra di Francobollo “Tutti nel fiume!!!” E così facemmo. Nuotammo, o meglio venimmo trasportati per un tempo indefinito ma soprattutto infinito. Quando osservammo un cartello in cinque lingue: Oceano Atlantico.

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