mercoledì 8 aprile 2015

LA MIA VITA CON IL RUGBY

La cosa che amo della Domenica o del Sabato è che si gioca.
Aspettiamo insieme la Domenica tutta la settimana e quando arriva senti quel rumore nella pancia, quel fastidio, quella saliva che non sale.
La cosa che amo della Domenica e del sabato è che sono gli ultimi giorni della settimana, e te ne hai fatte di ogni. Ti sei vergognato, hai sbagliato, hai fatto cadere o sei caduto. Hai ascoltato cose che preferiresti morire piuttosto.
Ma poi non te ne frega niente.
Sono stupidaggini, come quello che stai facendo, rincorrere un pallone è da stupidi.
La vita fuori è triste, ma bisogna andare avanti e ogni tanto, guardarsi alle spalle per conoscere il proprio passato, ricordarsi di chi non c'è più o di chi abbiamo ignorato.
Allora correre dietro un pallone, passando indietro, puntando lo sguardo verso un infinito limitato di uomini come te, che non ti lasciano mai, allora non è più così stupido.
La cosa che amo della Domenica o del sabato, è che si parte tutti belli felici, carichi per giocare, per dimenticare un pochino, per staccare dal mondo, per fare in modo che quando si corra, si possa decollare.
Poi si torna sempre insieme, zitti perché esausti dalla fatica di dover portare sempre mezzo metro più avanti l'ovale, si torna con gli occhi lucidi e le ginocchia rosse.
Torniamo sempre con il sorriso, qualsiasi cosa sia successa, noi, abbiamo volato in campo.
Abbiamo lanciato tutti i nostri pensieri e ce ne siamo liberati.
Io amo la Domenica e il sabato, perché quando dopo aver giocato, si torna, si è sinceri con gli altri, ho visto più occhi sinceri in un ritorno in autobus che in un confessionale.
Siamo sinceri perché ci siamo accorti di essere umani, di sbagliare e di rimediare.
Siamo sinceri perché il sole è già un po' più basso di quando siamo partiti e nell'oscurità bisogna essere sinceri.
Ecco cosa fa il rugby, ti rende sincero, consapevole, libero.
Ti spiega un po' come gira la vita intorno.
Ti da una pacca, un abbraccio, uno sguardo e una spinta e poi ti dice:
Vola, che tocca a te”:

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