venerdì 22 maggio 2015

PIACERE, SENTITO

Mentre il treno fingeva di arrivare,
con la sigaretta fatta di carta di giornale fra le dita,
io sedevo con la carta che s'illumina e scrivevo una storiella su una ragazza fin troppo bella.
Avevo la sensazione che il treno non si sarebbe più fermato in quella stazione.
Il conducente non avrebbe avuto il coraggio e non avrebbe frenato.
Io me ne sarei stato sulla panchina ancora per molto.
Mi sento ora, che so che di certezze certe non c'è traccia in questa esistenza,
spoglio della pelle di sogni che mi ero fatto.
Mi sento ora,
con lo sguardo più vuoto, non provo piacere nell'intimo gesto di rimanere da solo,
mesto.
Appoggio ai miei pensieri, un ricordo dolciastro che mi tocca la mente e mi cade per terra.
Non è sangue quello che goccia anche se vicino a me ho una rivoltella.
Non è amore quello che provo,
ma semplice piacere della mente persa.
Così mi allontano nel mare, nuotando ad ampie bracciate e provo il dolore di una medusa di cui m'ero dimenticato.
Non facciamo più niente, rimaniamo qui fermi, assaggiamo il pane di tutta la gente.
E le vedi le facce e riconosci gli sguardi di quelli veri e di quelli bugiardi.
Vorrei stare a capire, in aula gigante, il mondo e la fisica
di questa parola che corre sola e sporca la pagina.
E le vedi le donne, un giorno avranno tutte le gonne.
E la vedi la guerra, che non dichiarata arriva vicino
e ti squarta la pancia.
Si vedono i cannoni,
i giudici corrotti e lo stato fasullo,
che circonda i colpevoli di rose profumate.
Lo vedi il dolore del signore comune, che paga le tasse e muore di fame.
Lo vedi il mare che è più lontano e io non ci nuoto,
altrimenti mi pungono ancora.
Mi sento ora, con la faccia felice, mentre poi guardo la gente che uccide,
mi sento ora bambino viziato.
Bestie di uomini e uomini bestie, il mondo è ammalato e sarà un paziente difficile.
La speranza che nasce e quella che muore, noi
siamo come il tempo che toglie la noia, cancella il dolore,
ma porta per forza delle nuove ore.

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