“Billy!”
“Eccomi!” e
strizzava l'occhio.
Batteva le mani
grandi e gli scappava una risata.
Muoveva il corpo
come per ballare e poi si sedeva a tavola.
Billy era un gigante
d'uomo senza un pelo sulla faccia. Un signore sulla cinquantina,
afroamericano che ogni tanto, nelle occasioni importanti si accendeva
un sigaro.
Una di quelle
persone con cui parlavi delle intere serate di sport e di basket, che
secondo lui era più che uno sport, e una di quelle persone con cui
parlavi intere serate di musica.
Se non ne parlavi te
la faceva sentire, si perché ogni tanto nelle serate d'estate tirava
fuori il suo sax e con la faccia un po' arrossata dal vino e dalle
battute si metteva a suonare. Lì diventava serio però, ma lo vedevi
dall'espressione delle mani e da quelle degli occhi che si divertiva
a suonare.
Per suonare si
metteva sempre la sua giacca di camoscio fresca di lavanderia.
Finito di suonare
rideva e ti batteva il cinque.
Ogni tanto veniva
addirittura chiamato a suonare nelle feste della città e lì con la
sua band, tutto elegante profumato di colonia, lì faceva impazzire
tutti.
Tra un assolo e
l'altro raccontava una barzelletta e tra un pensiero che passava e
una vita che finiva si beveva un bicchiere alzando la mano finché
Dio lo permetteva per poi riabbassare il bicchiere e far sbattere
leggermente il cristallo contro i denti.
Non gli
interessavano i soldi e neanche il successo. Ciò che gli fregava
nella vita era suonare del Jazz con i Black Jazz Free.
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